venerdì , 29 Marzo 2024

Ad Atri si rinnova la tradizione della Panarda

In alcuni casi era presente uno sgherro con

l’archibugio con il compito di intimorire l’ospite al minimo cenno di

abbandono della tavola o del rifiuto della portata.
Leggende e cronache

parlano che tale rito a volte scaturiva da un ex voto del potente di turno,

mentre il più delle volte era organizzato esclusivamente per dare sfoggio

di potenza e di agio e benessere.
Tra le pietanze d’obbligo non potevano

mancare il lesso, i brodi e le zuppe, così come arrosti vari, per lo più di

agnello e la classica pecora a “lu cutture”, l’agnello “cace e ova”, “pizz’e

foje”, formaggi in genere, le pizzelle, mentre in zone litorali si integrava il

menù con pesce, frutta e verdure.
La panarda era lunghissima, durava

almeno 5/6 ore, e spesso veniva abbinata a veglie di preghiera,

soprattutto nel periodo delle celebrazioni in onore di Sant’Antonio Abate.

Per i ricchi ed i potenti era un’occasione per consolidare amicizie e

alleanze, mentre i poveri che fortunatamente venivano ammessi al

banchetto improvvisavano litanie di ringraziamento a Sant’Antonio ed al

padrone di casa che magnanimo dispensava.

Ad Atri domenica 25 gennaio scorso presso il Ristorante “La Sorgente dei

Sapori”, l’ineffabile ed instancabile organizzatore Francesco Proietto e la

titolata cuoca Stefania Ferretti hanno pensato bene di rilanciare La

Panarda in un clima di allegria e di cultura popolare. Il titolo scelto per

l’incontro è “Come ‘na vodde” cioè con le ricette originali, gli ingredienti

naturali e le liturgie di una volta.

La conduzione della cronaca del pranzo nonché del condimento di

allegria, è stato affidato al multi-task attore cabarettista intrattenitore e

cantore Nduccio, che oltre ad intrattenere il pubblico con un sano

repertorio di satira, ha provocato cuochi, inservienti, e pubblico in sala

suscitando non poche risate fino a tardi.Il ricchissimo Menù ha visto gli

ospiti impegnati a tavola per quasi 7 ore; il ritmo del servizio è stato

cadenzato e gli ospiti non hanno mai sofferto ritardi o affollamenti.

Innaffiate col Montepulciano “Ducaminimo” con etichetta personalizzata

per l’evento, il tutto è stato alleggerito, con le canzoni di Luca Ragnone e

chitarra e mandolino del maestro Loris Donatelli.

Eccetto pochissime défaillances, per impegni precedenti, quasi tutti gli

ospiti (numerosissimi) si sono alzati da tavola soltanto a cerimonia

terminata: erano le 20,00, ed a pensare che era un pranzo…

Ma per i più scettici pubblichiamo di seguito “l’impossibile” Menù:

impossibile da preparare e cucinare ed ancora più impossibile da gustare

fino in fondo.
Antipasti: Cagliata, tacchino alla canzanese, galantina,

formaggio fritto, fegatini, frittellone con peperoni, fiadoncini di ricotta della

nonna, polpettine cace e ove, ove a minestre, verza con pane cotto,

screppellette a la trappitare, coppollata, fagioli bianchi della vigilia con alici

e peperoni secchi fritti (fuffelloni), rape fagioli e cotiche, zuppa di

cicerchia, pasta di salsiccia di cotiche. Primi piatti: Fracchiata con

salsiccia di fegato, fracchiata con peperoncino e olio, granetti con le fave,

patellucce, taglioni e ceci, scrippelle ‘mbusse, pasta allo sparone, gnocchi

al castrato, mugnaia, taglioni e fagioli, taglioni con pomodoro a pezzetti,

Virtù.

Secondi piatti: Cacio e ovo, cif e ciaf, ndocca ndocche, castrato, trippa,

spezzatino di papera, spezzatino di pollo, spezzatino d’agnello, cicoria,

patate la coppo. Dolci: Pizza dolce, cazzi pelati o turcinelli di patate,

caggionetti con scrucchijate, caggionetti di ricotta, neole, chiacchiere,

bocconotti e… quille da ‘rpurta’.

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