giovedì , 18 Aprile 2024

Bussi, esposto in procura del M5S: ‘Misure di messa in sicurezza inesistenti o inadeguate’ VIDEO

Pescara. Il MoVimento 5 Stelle torna sul capitolo inquinamento Bussi e presenta un esposto che verrà depositato domani alla Procura della Repubblica di Pescara per denunciare il “persistente e grave stato di contaminazione dei terreni e delle acque superficiali e sotterranee attinenti il SIN di Bussi”.
A firmarlo i Consiglieri Regionali Sara Marcozzi e Domenico Pettinari, il Deputato Gianluca Vacca e l’avvocato Isidoro Malandra. Dal 2008 ad oggi numerosi sono stati i contaminanti, cancerogeni e non, rilevati nella zone di Bussi e Piano d’Orta.

“Quello che ci siamo chiesti e che ci chiediamo – ha sottolineato la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Sara Marcozzi – è perché a distanza di dieci anni ci siano soggetti che provano a reindustrializzare le aree quando invece la contaminazione di Bussi e di Piano d’Orta è ancora persistente. Quindi oggi con questo esposto chiediamo alla Procura della Repubblica di accertare se vi siano delle responsabilità omissive della mancata messa in sicurezza dei siti, evidentemente la messa in sicurezza non è stata fatta come doveva. Il Codice dell’Ambiente c impone degli step: il primo è quello della messa in sicurezza e della procedura di emergenza che avrebbe dovuto quantomeno arginare la contaminazione e la fuoriuscita che persiste. Quello che noi chiediamo è perché queste misure che dovrebbero essere di emergenza vengono fatte a distanza di dieci anni, evidentemente o sono state fatte male o non sono state fatte. Faremo un accertamento sul perché i siti non sono stati messi in sicurezza e continuano le contaminazioni. La bonifica ovviamente è un procedimento più lungo che richiede più tempo e può avvenire in un momento successivo, invece la messa in sicurezza deve essere effettuata immediatamente”.
L’avvocato Isidoro Malandra ricostruisce con precisione l’iter della vicenda Bussi e i livelli di inquinamento rilevati all’epoca e a oggi ancora persistenti:

2008. Bussi. Area dello stabilimento industriale ed a monte e a valle dello stesso: La contaminazione riscontrata nelle acque riguarda i parametri As, Hg, Boro, Benzene, diversi Composti Alifatici Clorurati Cancerogeni e non cancerogeni.
2008. Bussi. Area centrale termoelettrica Edison: è stata riscontrata contaminazione da Triclorometano. A seguito della caratterizzazione in oggetto, si è evidenziato un più ampio spettro di contaminazione anche per i parametri Benzo(a)pirene, Benzo(g,h,i)perilene, precedentemente non rilevati.
2008. Piano d’Orta. Area ex Montecatini: rilevata la presenza di arsenico, piombo, mercurio, berillio, rame, vanadio, zinco e selenio con valori che superano anche di centinaia di volte le Concentrazioni di Soglia di Contaminazione (CSC).
2007. Bussi. Discarica ex TreMonti: i campioni analizzati da ARTA hanno evidenziato diversi superamenti di CSC (D. Lgs. 152/06) sia per i suoli sia per le acque sotterranee. In particolare emerge che le matrici ambientali risultano pesantemente contaminate da composti organici clorurati (con valori molto elevati per quanto riguarda l’Esacloroetano ed il Tetracloroetilene). Sono presenti, anche se in concentrazioni minori, altri contaminanti quali idrocarburi policiclici aromatici ed inorganici. Sempre nel periodo dal 2006 al 2007 sono state effettuate delle analisi su campioni di acque superficiali prelevati nel punto di confluenza del fiume Tirino con il fiume Pescara. I referti emessi hanno nuovamente evidenziato la presenza di varie sostanze organiche clorurate riconducibili alla contaminazione presente nella discarica.
Alla luce di tali dati, pochi dei soggetti obbligati effettuarono alcuni lavori di Messa In Sicurezza d’Emergenza (MISE) e Prevenzione. Già allora, però, ARTA contestò le operazioni ritenendo che la messa in sicurezza, in particolare quella attuata dal Commissario Goio, non fosse funzionale a garantire il confinamento della contaminazione delle acque sotterranee, visti i superamenti dei valori per solventi clorurati e altri paramentri rilevati in campioni di acque a valle della discarica.
Ancora nel 2012, sempre a Bussi, il tecnico incaricato dall’Avvocatura dello Stato sosteneva che la Discarica TreMonti è la fonte primaria di contaminazione. La falda del fondo valle Pescara è pervasivamente contaminata da Percloroetilene (PCE), Tricloroetilene (TCE) e Cloroformio (CF), considerati cancerogeni, a partire dalla discarica TreMonti fino al campo pozzi S. Angelo.
Tanto è vero che con ulteriori recenti note del 2015 e del 2016, sempre ARTA continua a rilevare il persistente inquinamento e la persistente contaminazione delle acque sotterranee, dovuta ancora soprattutto a solventi clorurati a valle della discarica.
A oggi, in merito all’Area ex Montecatini – Piano d’Orta non si hanno notizie di indagini, caratterizzazioni, misure di MISE/Prevenzione, né nell’area SIN né nelle aree limitrofe in cui risiedono migliaia di cittadini.
Anche le indagini effettuate, tra marzo e giugno 2016, da Società Chimica Bussi spa nelle aree interne e a valle dello stabilimento delineano un quadro idrochimico paragonabile a quello riscontrato nelle precedenti indagini, con superamenti delle Concentrazioni di Soglia di Contaminazione (CSC). Per quanto riguarda le aree a monte dello stabilimento, i superamenti delle CSC più significativi restano circoscritti al di sotto delle aree delle ex discariche 2A e 2B. Il fiume Tirino non mostra superamenti dei limiti di legge stabiliti per acque superficiali.
Le validazioni di Arta si spingono sino agli inizi di febbraio 2017 ed attesterebbero, al contrario di quanto affermato dalla Società Chimica Bussi spa, un aumento dei livelli di contaminazione, in particolare per quanto riguarda l’esacloroetano ed il tetracloroetano.
“Noi stiamo dicendo che nel 2014 la Procura della Repubblica di Pescara ha già sequestrato e messo sotto inchiesta i dirigenti della Solvay – ha dichiarato il legale Isidoro Malandra – e ritiene ch ci siano state delle omissioni rispetto ai lavori di messa in sicurezza o di averli fatti male. Il problema è che a distanza di dieci anni noi non ancora abbiamo dei dati che certifichino lo stato. I lavori di messa in sicurezza dovevamo evitare o limitare la presenza di queste sostanze nelle acque. Noi chiediamo di individuare i responsabili”.

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