giovedì , 25 Aprile 2024

A Chieti presentato il libro “L’ultimo segreto di Mussolini”

“Questo libro di Vincenzo Di Michele – ha spiegato il presidente della Fondazione Cantiere Abruzzo, Fabrizio Di Stefano – tratteggia un episodio storico che si è vissuto prevalentemente nella nostra regione che è la prigionia di Mussolini a Campo Imperatore e tutto quello che c’è stato intorno fino alla sua liberazione. Il periodo è ancora influenzato da un retaggio ideologico e conseguentemente la verità storica è ancora fortemente confusa perché diverse sono le versioni e probabilmente quella più conosciuta non è quella veramente reale. Il perché del periodo di prigionia nel Gran Sasso mostra ancora parecchie ombre, c’erano dietro trattative nascoste che sono state sempre celate? Tutto quel periodo che è considerato da un minimo comune multiplo con attenzione per i carteggi che Mussolini aveva con se, sicuramente oggi non può influire su quella che la politica attuale, sicuramente la verità su quel momento può cambiare la vecchia storia più comunemente diffusa. Io credo che ci siano diversi rimandi tra quei giorni e la politica attuale, ma oggi viviamo in un periodo delle riforme parlamentari, tra la Legge Truffa e la Legge Acerbo non vedo differenze sostanziali. La Legge Acerbo e la Legge Truffa viaggiano come l’Italicum su piste bloccate che assicura la maggioranza parlamentare. Le Legge Truffa è chiamata così perché generò un vespaio di polemiche, invece la Legge Acerbo, che è del ’24, è definita da quell’atto volto alla presa del potere da parte di Mussolini in maniera autoritaria. Che poi questo o quel periodo abbia una ricaduta sull’attualità lo dimostra anche quell’atto di Marino, che è stato l’ultimo della sua gestione, che è stato chiudere al traffico la zona dei Fori Imperiali forse perché furono costituiti da Mussolini e dal fascismo per collegare il Colosseo con l’Altare della Patria, in un periodo ideale dell’Antica Roma verso un’italianità che era molto sentita e che oggi si vuole offuscare. Ancora oggi la politica è influente da quegli eventi e la verità storica è tenuta coperta o raccontata nella maniera non troppo corretta. Quello è un periodo storico che deve avere la sua analisi ed i suoi approfondimenti ma che deve essere vicina alla storia nella maniera più corretta e giusta possibile. Il fatto che questo testo sia stato tradotto in inglese sta a significare due cose: il fatto che il carteggio che Mussolini aveva evidentemente era noto, forse fin troppo a Churchill, l’altra è che la Gran Bretagna che ha saputo archiviare questi eventi, anche oggi li vede con occhio esclusivamente storico, invece noi questi eventi non riusciamo proprio ad archiviarli”.

“Io nasco come scrittore nelle mie inchieste – ha ricordato l’autore del libro, Vincenzo Di Michele – di questo evento io avevo già padronanza avendo scritto ‘Mussolini finto prigioniero al Gran Sasso’, poi ci sono stati nuovi elementi che ho acquisito, tre anni di ricerche negli archivi dove ho acquisito delle prove che mi hanno portato a questa nuova teoria, poi visto che mi trovavo di fronte ad una dottrina dominante che mi portava ad una grande impresa dei tedeschi, ho sentito il bisogno di dare una verità storica in cui ho capito questa ostilità soprattutto dei media dominanti, con la mia tesi ho scoperto che era abbastanza scomoda in questo caso. Ho approfondito i miei studi, una pubblicazione non bastava però, quindi dopo 4 anni sono entrati nuovi elementi. Dopo 70 anni è ancora difficile parlare del Duce perché per 20 anni un personaggio è stato capace di tenere saldo un Governo e ha realizzato delle opere per lo Stato, è stata una dittatura e nessuno lo può negare, ma una dittatura che ha portato un benessere, certo non posso condividere le tesi razziali, per il resto non posso condividere l’entrata dell’Italia in guerra, anche se in quel periodo la scelta era obbligata e quel mentre è stata la rovina di Mussolini, ma certe sue scelte andrebbero riviste. Però ogni cosa va guardata nel proprio periodo storico. L’episodio dell’8 settembre è molto complesso perché c’è stata una serie di avvenimenti in 20 giorni che è difficile da immaginare. Una storia scritta dopo 70 anni ha un valore perché è priva di sentimento ed ha maggiore oggettività. Ecco perché oggi si può parlare di fascismo e di antifascismo”.

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