venerdì , 26 Aprile 2024

WWF e Legambiente: “L’economia circolare resta l’unica grande opportunità” VIDEO

 Il Governo contesta in primo luogo il fatto che il Piano sia stato approvato con una legge e non con un procedimento amministrativo, certamente meno rigido e meglio in grado di adeguarsi nel tempo alle mutate esigenze. Una osservazione che potrebbe essere anche condivisibile se non fosse che questa prassi è da sempre in uso senza che la presidenza del Consiglio dei Ministri abbia mai avuto nulla da obiettare! Ad esempio la legge regionale 83 del 28.04.2000 ha dettato il “Testo unico in materia di gestione dei rifiuti contenente l’approvazione del piano regionale dei rifiuti” mentre la l.r. 19.12.2007 n. 45 ha previsto “Norme per la gestione integrata dei rifiuti”. Allo stesso modo ogni variazione o aggiornamento dei Piani è sempre avvenuta in Abruzzo attraverso provvedimenti legislativi. È singolare che i vari governi che si sono succeduti nel tempo e i loro solerti funzionari (alcuni in servizio da anni) se ne siano accorti solo oggi quando l’Abruzzo ha osato cancellare la previsione di un inceneritore nel territorio regionale, scelta che i palazzi romani avrebbero voluto imporre al territorio.

Non a caso la seconda osservazione riguarda proprio la decisione di non prevedere un inceneritore nel territorio regionale, imposto sulla base delle risultanze numeriche sulla quantità di rifiuti prodotti nel territorio che risultano al Ministero e che la Regione ha contestato con i propri più aggiornati rilievi.

“Questo Piano è inconcepibile per una serie di ragioni – ha sottolineato Luciano Di Tizio, delegato Abruzzo del WWF – in primo luogosi diceva che non doveva essere fatto questo Piano attraverso una Legge regionale. Può anche essere un’osservazione giusta perché con un documento amministrativo si può fare meglio nel tempo, però c’è il fatto che da anni, da sempre che la Regione approva Piani regionali dei rifiuti con provvedimenti di Legge. Come mai non se n’è accorto mai nessuno? Se ne accorgono soltanto oggi quando il Piano prevede il no all’incenerimento e questo ci lascia molto perplessi. L’inceneritore non risolve nessun problema: innanzitutto quando si manda il materiale all’incenerimento c’è un tipo di ceneri che va dal 15 al 30%, a seconda del materiale incenerito, che va a finire comunque in discarica e peraltro in una discarica speciale. Quindi non ha alcun senso, basta una raccolta differenziata dignitosa, oltre il 65% ai termini di Legge, che si azzera il vantaggio degli inceneritori. In più c’è uno svantaggio aggiuntivo enorme per le evaporazioni perché non esistono filtri capaci di eliminare ogni rischio: gli inceneritori producono danni all’ambiente e danni fisici alle persone che hanno la sfortuna di vivere nelle zone in cui ricadono i fumi. Questo succede anche in Italia laddove ci sono gli inceneritori che sono anche antieconomici e contro quella che dovrebbe essere la direttiva europea di rifiuti perché per funzionare ha bisogno di grandi quantità di rifiuti, man mano che si differenzia le quantità diminuiscono e gli inceneritori funzionano sempre meno, con difficoltà. In Italia diversi inceneritori non ce la fanno più, dovrebbero essere chiusi e noi vogliamo costruirne di nuovi, quindi siamo contrari”.

“Bisogna uscire assolutamente dalla norma dell’inceneritore e della discarica – ha affermato Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo – è un processo che va accompagnato con responsabilità ed è l’appello che facciamo a tutte le forze politiche, siamo consci che si vive un momento particolare dal cambiamento del Governo nazionale alle future regionali. Però non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo che è quello di mantenere un Abruzzo vivibile, quindi che non necessita di un inceneritore e di un’ulteriore discarica, ma che difenda questo Piano per quanto riguarda il pezzo dell’economia circolare perché è l’unico strumento che ci permette di uscire fuori da questa difficoltà. L’Abruzzo, seppur con fatica e con qualche ritardo, il suo lo sta facendo, già la previsione dell’anno scorso quasi il 50% di comuni con una soglia al di sopra del 65% di raccolta differenziata, sicuramente ci aspettiamo un passo in avanti nel 2018, ma la vera sfida va vinta con i comuni più importanti tra cui anche Pescara che da oltre 20 anni cerca di realizzare un impianto di compostaggio e ci auspichiamo che in questa situazione che si è creata si porti a termine una soluzione ottimale affinchè questo possa essere realizzato perché solo vincendo la campagna dei Comuni Ricicloni dentro i grossi centri riusciamo a far fare il salto definitivo alla regione Abruzzo”.

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