mercoledì , 24 Aprile 2024

Il ‘Premio Di Venanzo’ al docufilm ‘Oltre il confine’ del regista e compositore abruzzese Davide Cavuti

Il prestigioso riconoscimento è stato conferito al protagonista Pino Ammendola, al direttore della fotografia Matteo Veleno, al regista Davide Cavuti per “MuTeArt Film” che lo ha coprodotto con la “Fondazione Pescarabruzzo”

Chieti. Il docufilm “Oltre il confine” diretto dal regista e compositore Davide Cavuti, e nato da un’idea di Giulio Capone, Matteo Veleno e dallo stesso Davide Cavuti, ha ricevuto un triplo riconoscimento al “Premio Di Venanzo” per la Fotografia, per l’attore protagonista e per la produzione.
Durante la serata tenutasi al “Teatro Comunale” di Teramo e condotta da Antonella Salvucci, l’ambito riconoscimento è stato conferito ai protagonisti del docufilm che racconta, attraverso le immagini girate al confine lungo il corridoio umanitario di Medyka e all’interno della stazione Przemyśl al confine tra Ucraina e Polonia, il dramma del popolo ucraino.
La cerimonia di premiazione si è aperta con un estratto del docufilm di Davide Cavuti e il conferimento del “Premio Internazionale della fotografia cinematografica Gianni Di Venanzo”, manifestazione organizzata dall’“Associazione Teramo Nostra”, presieduta da Piero Chiarini; l’evento celebra il ruolo e il lavoro fondamentale degli “Autori della fotografia nel cinema”, omaggiando uno dei suoi più grandi interpreti quale è stato il teramano Gianni Di Venanzo; la regia della serata è stata firmata da Gianfranco Manetta.
«Per la realizzazione del docufilm, mi sono ispirato al testo “Dialoghi di Profughi” che Bertolt Brecht, nel 1940, scrisse durante l’esilio finlandese, e che aveva molte analogie con i drammatici eventi che stavamo vivendo, e che purtroppo continuano ad esserci, in Ucraina» – ha commentato il regista Davide Cavuti, al momento della premiazione – Con questo progetto, si è instaurato un ponte ideale con il teatro ucraino della città di Mykolaiv, dove hanno riaperto le attività lo scorso 24 agosto in uno spazio una volta adibito all’archivio di soli 32 posti ricavati nel seminterrato del teatro stesso, che invece ne contava 450 prima dell’inizio della guerra: ogni giorno va in scena uno spettacolo che narra le vicende dei profughi ucraini che fuggono dalla guerra per località sconosciute. Lo spettacolo, come hanno dichiarato gli autori, è una sorta di terapia per l’anima contro i bombardamenti che lì avvengono tutti i giorni, nel teatro dove Vladimir Majakovskij era di casa.»
Nel progetto cinematografico, la parte di ricostruzione fiction ha visto come protagonisti l’attore Pino Ammendola, che ha ricoperto il ruolo del nonno Pyotr, violinista fuggito dall’Ucraina insieme l’attrice Angelica Cacciapaglia, nel ruolo di Anja, e nei ruoli dei bambini Misha e Alisa, i piccoli attori Matteo Consorte ed Elisa Di Luzio. Nel documentario, c’è la partecipazione straordinaria del giornalista Mediaset inviato di guerra Angelo Macchiavello. La scenografia è firmata da Emanuele D’Ancona. Le immagini al confine ucraino sono state realizzate da Matteo Veleno, con il coordinamento della troupe a cura di Giulio Capone. Le scene della ricostruzione filmica sono state girate a Montesilvano nel mese di luglio, grazie alla disponibilità concessa da «RFI», dal «Museo del Treno» e di Renzo Gallerati, responsabile delle pubbliche relazioni dall’«Associazione Culturale Amatori Ferrovie di Montesilvano» e con la collaborazione alla logistica di Stefania Delli Muti.

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