venerdì , 29 Marzo 2024

CNA: Artigianato, la crisi non conosce la parola fine

Le micro imprese annaspano, mentre il resto dell’economia e delle attività

produttive abruzzesi sembrano aver ritrovato una certa vitalità, come avevano già confermano i dati

delle scorse settimane su export e credito.

Un venticello di ripresa che tuttavia non sfiora, nemmeno

con un refolo, il mondo dell’artigianato, se è vero che tra aprile e giugno le imprese artigiane sono

cresciute di appena sei unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente (peggior risultato

decennale), mentre il resto dell’imprenditoria ha invece fatto segnare un aumento a quattro cifre:

1.015 unità, con un incremento dello 0,69% migliore della media nazionale (0,59%).

Impietoso, per il curatore della ricerca, diventa così il confronto con lo stesso periodo del

2013: «L’incremento delle imprese artigiane è stato molto modesto e peggiore rispetto anche allo

stesso periodo dello scorso anno, quando fu di un risicato +21: in sostanza, in due anni è rimasto

tutto fermo.
L’opposto di quanto è accaduto per il restante mondo dell’impresa, che un anno fa, negli

stessi mesi, era cresciuto di 547 unità, mentre ora siamo quasi al doppio». Disomogeneo, sul piano

territoriale, l’andamento di iscrizioni e cancellazioni di imprese artigiane nelle quattro province

abruzzesi: «L’Aquila e Teramo crescono rispettivamente di 13 e 17 unità, Pescara e Chieti decrescono

di 15 e 9.
Va sottolineato che Pescara, rispetto alla altre province, registra da un lato, per le imprese

artigiane, il peggior risultato (-15); e dall’altro, per il totale delle imprese (con +347), il migliore».

Quanto ai settori, gli incrementi più importanti registrati dalle imprese artigiane sono da ascrivere

ai “servizi alla persona” per 30 unità, ai “servizi per edifici e paesaggio” per 16 e alle industrie

alimentari per 13. Le flessioni più rilevanti subite sono invece registrate dal settore delle costruzioni

con 34 aziende in meno, ai trasporti con 15 in meno e ai prodotti in metallo con 10 in meno.

«La crisi si è mangiata dieci anni di vita delle imprese artigiane, che sono tornate come numero

assoluto ai livelli del 2002, quando si era in piena espansione – analizza il direttore regionale della

Cna, Graziano Di Costanzo – e questo vuol dire che cinque anni di crisi, dal 2009 ad oggi, hanno

lasciato sul campo qualcosa come 3.500 imprese e 10mila addetti.
In termini di paragone, è come

se fossero sparite la Sevel e il suo indotto.
E quelle rimaste in vita hanno drasticamente ridotto

gli organici». Quanto alle misure da adottare, la Cna si muove su due fronti. Alla Regione chiede di

rimettere in circolazione, subito, le poche risorse disponibili, soprattutto sul fronte del credito: «I

fondi Fas per i confidi già individuati, qualcosa come 14 milioni di euro, promessi per la fine del

2013, vanno sbloccati subito, per consentire di ridare ossigeno alle imprese.
Ancora, va abbassata la

pressione fiscale, con una riduzione drastica delle addizionali su Irpef e Irap, che hanno contribuito

a fare dell’Abruzzo una delle regioni più tartassate d’Italia.
Infine, visto il dramma del settore delle

costruzioni, occorre imprimere alla ricostruzione dell’Aquila un’accelerazione senza precedenti».

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