giovedì , 28 Marzo 2024
Enzo Cantagallo

A 9 anni esatti dal Ciclone:
Enzo Cantagallo si racconta

In un’intervista fiume ad Hg news, l’ex sindaco ripercorre le tappe, spiegando il suo punto di vista sulla vicenda e sull’evoluzione della città senza il Ciclone e i suo progetti per il futuro .

Oggi a 9 anni di distanza da quei giorni volendo tracciare un bilancio di costi e benefici cosa il Ciclone ha significato per la città?

Per la nostra città è un triste anniversario. Quel 15 novembre del 2006 segna il momento in cui ci furono i primi arresti e tra questi anche il mio in qualità di sindaco, una vicenda che determinò la fine di un’amministrazione che nel 2004 si era insediata con il 69% dei consensi.
Il Ciclone ha prodotto purtroppo 52 indagati e finalmente il 21 novembre dello scorso anno la sentenza di Corte d’Appello ormai passata in giudicato ha avuto come risultato che tutti i protagonisti in negativo sono stati assolti.

C’è stata soltanto la condanna di un imprenditore e di un dirigente, tra l’altro legate a questioni private, appalti privati che non riguardavano la pubblica amministrazione.

Tra gli arrestati c’era lei, le accuse nei suoi confronti erano numerose…

Per quello che riguarda il sottoscritto sono stato raggiunto da 28 capi di imputazione e assolto per 26 di essi perché il fatto non sussiste e assolto per 2 capi di imputazione per avvenuta perscrizione.

Sulla prescrizione è giusto dire qualcosa perché prevista dal codice penale. Il suo meccanismo può dare spazio a interpretazioni errate e purtroppo, come spesso accade, solo gli addetti ai lavori ne comprendono appieno gli aspetti tecnici.

Quando un imputato viene assolto dall’avvenuta prescrizione il fallimento non è dell’imputato ma è da attribuirsi allo Stato che non è riuscito nei tempi a celebrare il processo. La tempistica viene dettata, a partire dal primo giorno fino alla sentenza definitiva, soltanto e unicamente prima dalla Procura e poi dal Tribunale perché durante tutto questo tragitto quando l’imputato o il suo difensore per un motivo qualsiasi, di salute o altro, richiedono il rinvio dell’udienza, la prescrizione si arresta.

Questa è la legge. Quando un processo dura 10, 20 o più anni le cause sono da ravvisare nella struttura della giurisprudenza: l’imputato non può far nulla perché qualsiasi sua richiesta blocca la prescrizione.

Nel mio caso la prescrizione è stata anche un danno perché non è arrivata in Cassazione ma, per due capi di imputazione, è arrivata in secondo grado.

La prescrizione in secondo grado avrebbe potuto prevedere per il sottoscritto il ricorso in Cassazione permettendomi di essere giudicato nel merito, ma tutto questo non è stato possibile perché esiste una sentenza della Cassazione a Sezioni unite che definisce il rigetto per ogni ricorso riguardante una sentenza di assoluzione per intervenuta prescrizione.

E’ questo un aspetto che mi ha fortemente danneggiato e non mi ha portato nessun vantaggio perché avrei voluto essere assolutamente giudicato nel merito.

Quindi per lei non c’è stata nessuna possibilità di rigettare la prescrizione per chiarire tutto definitivamente?

Non sono un avvocato, purtroppo per me ma in questi nove anni essendo stato difeso dall’avvocato Milia che si è rivelato un grande maestro mi sono addentrato nei codici, studiando molto.

Riguardo la prescrizione il codice penale dice che un giudice quando deve valutare un reato prescritto può entrare nel merito e valutarlo per l’assoluzione solo “de visu” alla prima lettura, ovvero quando si rende conto che l’assoluzione è chiara e vi è una mancanza di reato lampante. Ovviamente non poteva essere così per il Ciclone un processo istruito in anni di lavoro, fatto di intercettazioni, faldoni di documenti da leggere e che necessitano in ogni caso di un approfondimento.

Approfondimento che però non è previsto dal codice. Quindi tracciando le somme, alla luce di tutti i capi che mi hanno visto imputato e sono sfociati nell’assoluzione perché il fatto non sussiste, il bilancio finale mi consola e due prescrizioni possono anche rientrarci. In questo percorso giudiziario ho celebrato anche cinque processi che mi hanno visto assolto.

Come ha vissuto questo periodo della sua vita?

Il processo Ciclone per me è stata l’interruzione della vita mia, dei miei figli e della mia famiglia. Certo sono contento della mia assoluzione, molto contento perché nel tempo è stata data la possibilità di spiegare dimostrando a molti che se nel 2006 quella esperienza politica non fosse stata bruscamente interrotta forse oggi ci troveremo davanti a una città totalmente diversa.

Come immagina Cantagallo una città senza il Ciclone, cosa e come sarebbe oggi Montesilvano?
I progetti della sua giunta si sarebbero completati o oggi si sarebbero arenati ugualmente in virtù di una sofferenza economica portata inevitabilmente dalla crisi finanziaria anche nazionale?

Questa è una cosa che mi rende triste; io vivo a Montesilvano, ci lavoro, ci abito e vorrei vivere questa città a 360 gradi.

E’ una città che dal 2006 al 2015 non è riuscita a dare ai cittadini un’opera pubblica, una sola. Non dico 10, non siamo riusciti ad avere nulla. Non sono riusciti neanche a costruire su quelle che erano le fondamenta lasciate dalla nostra amministrazione; ne dico una su tutte, quella che mi sta più a cuore: nel 2006 io ero riuscito a mettere in piedi, anche con finanziamenti da parte del Comune e della Asl, il progetto del distretto sanitario, un’opera molto importante per la città, un piccolissimo ospedale con annesso piccolo pronto soccorso.

Quell’opera avrebbe dato sicuramente lustro alla città e beneficio ai cittadini. A distanza di nove anni, la giunta Cordoma ha dimezzato il progetto e quella che doveva essere una cittadella della sanità è poi diventata un piccolo distretto sanitario. Ma la vera beffa, a distanza di nove anni, è che quel piccolo distretto sanitario non è stato ancora realizzato.

I cittadini non ne possono usufruire con la conseguenza che sono costretti a fare ogni giorno lunghe file in quella struttura fatiscente che abbiamo sulla nazionale adriatica nord.
Mi chiedo il perché di una situazione come questa; abbiamo un progetto avviato, vi sono dei finanziamenti e l’opera è stata appaltata. Perché nessuno ha manifestato negli anni la volontà di seguirla per far sì che in tempi ragionevoli questa venga finalmente realizzata?

Sono passati nove anni e, a parte gli annunci, non sappiamo quando verrà aperta. Ho letto sulla stampa delle rassicurazioni per il giugno 2015, bene giugno è già passato e arriveremo al giugno del 2016. Al momento non mi sembra nelle condizioni di essere completata in tempi strettissimi, e comunque, quando sarà ultimata, non vorrà dire che sarà presto disponibile. Bisogna infatti arredarla e sistemarla e l’unica certezza è che a farne le spese restano i cittadini rassegnati per un’ opera importantissima per la loro salute.

Dalle sue parole cogliamo amarezza per l’incompiuto distretto sanitario.

Ci sono altre opere che non ha visto concluse o progetti che, a causa del Ciclone, non sono mai decollati?

Tra i progetti c’era anche la realizzazione del teatro. Leggevo qualche giorno fa sul Corriere della Sera che “quando un paese entra in crisi l’investimento più importante bisogna farlo sulla cultura”.
Qui a Montesilvano quell’investimento volevamo farlo sul teatro, un’opera destinata non ai soli montesilvanesi ma rivolta a tutta l’area metropolitana; Pescara e paesi limitrofi avrebbero potuto programmare lì gli avvenimenti culturali. Quel progetto era già pronto, avevamo trovato dei finanziamenti privati ma è saltato.

Avevamo la necessità di realizzare per la città anche un corso, un punto di incontro che sarebbe diventato il cuore pulsante della città, un luogo di passeggio, l’agorà che questa città non ha mai avuto. Il progetto prevedeva un corso che sarebbe partito da palazzo Baldoni e avrebbe attraversato via Roma per arrivare a corso Strasburgo e infine sarebbe sfociato al mare.

Era un progetto che avrebbe cambiato il volto della città; non solo non è stato realizzato ma non ne sento più parlare, non è stato contemplato nemmeno nella pagina finale del libro dei sogni di qualcuno.

La viabilità oggi vede una città che al collasso. Noi avevamo finanziato la realizzazione di via Saragat, non quel primo lotto di cui leggo oggi sui giornali, quei primi 100 metri… noi avevamo finanziato una via Saragat che andava dall’ingresso di via Chiarini fino a ricollegarla col ponte dell’asse attrezzato, pensando ad un’ulteriore arteria di collegamento tra Pescara e Montesilvano.

Avevamo progettato e stavamo finanziando il rifacimento del lungofiume perché la via Vestina soffriva oramai il traffico e oggi è alla saturazione. Sarebbero state due arterie che avrebbero dato respiro ad una viabilità che sta confermando quotidianamente i risultati delle nostre previsioni.
La saturazione finale infatti è avvenuta durante l’amministrazione Cordoma con l’apertura dell’asse attrezzato nelle vicinanze del cimitero, tutto quel traffico è stato convogliato sulla via Vestina saturandola senza alcuna alternativa di arterie in grado di smaltire il traffico. E’ quello il segnale evidente che le grandi opere se ben valutate diventano imprescindibili e presto diventano una necessità per i cittadini.

Opere necessarie ma che con la mancanza di fondi sono oggi diventate realizzazioni impossibili.

In molti, dopo il Ciclone, si sono trovati a raschiare il fondo delle casse comunali sempre più al verde attribuendo l’ammanco alla sua gestione.

Questa è una domanda che ha una risposta documentale.
Nell’esperienza maturata col Ciclone passata nelle aule dei tribunali ho imparato che il giudice vuole essere sempre confortato da prove documentali; quando esistono allora tutto è più semplice.
La prova documentale di quello che lei mi sta chiedendo è che quando io sono stato arrestato nel novembre 2006 mi trovavo soltanto a metà del mio primo mandato; avrei avuto la possibilità nella seconda parte di dare un’occhiata ai conti dell’amministrazione comunale potendo constatare se ci fosse stato qualche debito e avendo la possibilità di risanare eventuali ammanchi del Comune.

Durante il mio mandato una mole di lavori venivano realizzati continuamente sul territorio, ricordo che il mio successore Pasquale Cordoma sbandierava ai sette venti come Cantagallo aveva lasciato un debito che oscillava fra i 2 e i 3 milioni di euro e allora si gridava allo scandalo.
Ad oggi sono passati 9 anni, e non è stata realizzata nessun opera pubblica e sento il sindaco Maragno che parla di 30, 40, 50 è arrivato a dire addirittura 60 milioni di euro di debiti.

Che cosa c’entra chiedo io il Ciclone con tutto questo? E come il comune di Montesilvano è arrivato ad avere un debito così importante? Questi soldi dove sono andati, come sono stati spesi?

Fermo restando che ora i soldi non ci sono per poter realizzare le opere; è ovvio che bisogna andare a cercarli, nessuno regala assegni o bonifici, è chiaro che è difficile.

Ma io dico se ai miei tempi riuscivamo a pensare e mettere in cantiere10 opere pubbliche, almeno oggi realizziamone una! Anche perché le città vicine, Pescara, Silvi, Città Sant’Angelo, Pineto riescono a realizzarle le opere, di meno rispetto al passato, ma comunque i cantieri si aprono.

Quindi mi chiedo perché le altre città evolvono e la nostra rimane ferma al palo?

Non sono certo io a dirlo, lo dicono e ne sono consapevoli i cittadini.
Questa è una città che diventa sempre più brutta, una città dove non si riesce più a fare nemmeno la manutenzione, abbiamo il centro tutto rovinato, un’opera costata milioni di euro che oggi viene risistemata alla meno peggio riempiendo gli spazi dei sampietrini con l’asfalto, crescono erbacce nelle rotatorie che ai miei tempi ospitavano fiori.
Se è questa è la percezione che questa classe di amministratori ha del bene pubblico figuriamoci quale possa essere il loro pensiero sulle nuove opere pubbliche.

L’allarme che vorrei lanciare è dato dalla percezione che colgo sui cittadini di Montesilvano, quelli che ho conosciuto come cittadini curiosi, volenterosi, pronti a recepire la novità e a mettersi in gioco; quegli stessi che oggi sono rassegnati all’evidenza, non chiedono più, non vivono più la città, non si arrabbiano più e soprattutto pian piano iniziano a vivere altrove.

Il rischio e che questa città torni ad essere un dormitorio dove la gente torna a casa solo per dormire, concentrando le attività, il lavoro, la scuola, il divertimento e quant’altro nella vicina Pescara, spostando lì economie e energie anche intellettuali.
Cittadini che potrebbero essere risorsa per la comunità e che, inermi, vediamo partire senza poter far nulla per trattenerli sul territorio con la conseguente perdita di risorse che aiuterebbero a rimettere in moto la nostra economia.

Esiste una ricetta Cantagallo per la ripresa della futura Montesilvano?

Cosa proporrebbe per la sua ripartenza dopo l’esperienza del Ciclone?

Montesilvano ha bisogno del risveglio dei suoi figli, oggi non è Enzo Cantagallo o qualcun altro ad essere in grado di poter dire cosa fare per un cambiamento. L’opera fondamentale è poter risvegliare l’anima del cittadino di Montesilvano per riprendere un cammino purtroppo interrotto nel novembre 2006 e che ha portato un territorio al degrado.

Senza polemica, vorrei dire che chi vuole bene alla nostra città deve rimboccarsi le maniche, non cercare di apparire a tutti i costi sulla stampa o in tv provando a celare il declino della città dietro al Ciclone.
E’ diventata consuetudine di tanti che questa sia una sorta di parola magica col potere di escludere ogni responsabilità successiva a quell’evento. Vede il Ciclone è stato un evento al contrario, in una prima fase stava a significare amministratori corrotti, che avevano rubato, che avevano danneggiato la città ma, pagando un costo salatissimo, alla fine abbiamo potuto vedere anche l’altra faccia della medaglia.
Il Ciclone infatti si è rivelato devastante per le persone coinvolte, che hanno subito danni per se stessi e per le loro famiglie e pian piano ha piegato alla rassegnazione un’ intera città che era vitale e dinamica.

L’invito è a superare tutti l’idea del Ciclone per iniziare a lavorare al futuro della città e non adagiarsi consentendo che il disastro continui a prendere sempre più forma portando Montesilvano a un punto di non ritorno. Dobbiamo farlo per noi ma soprattutto per i nostri figli che non troveranno niente di meglio da fare che andare a vivere altrove.

Cosa intende per per punto di non ritorno; la città secondo lei sta già dando segnali di aver preso una direzione in questo senso? Esistono situazioni concrete meritevoli di particolare attenzione?

Sicuramente, ma mi consenta una breve introduzione, la mia vita si è caratterizzata con lo studio della musica, sono sempre stato un musicista. A 22 anni ero già docente di Conservatorio sono stato anche un buon concertista e lo dico con umiltà solo per far capire a chi non mi conosce bene chi sia realmente Enzo Cantagallo.

In questa veste vorrei lanciare un appello per il destino della Scuola civica di Musica montesilvanese, che nella mia gestione si è rivelata un fiore all’occhiello per la città e che poi ha continuato fortunatamente ad esistere sopravvivendo alle alternanze delle varie amministrazioni.
Oggi purtroppo mi sembra sia arrivata al capolinea.

Mi è arrivata da poco la notizia che non è stato rinnovato il contratto al direttore Di Toro e questo è un aspetto grave, una scuola di quel tipo ha bisogno di un capitano che abbia il tempo di organizzare le cose e invece a distanza di un anno è stato mandato via. Altro aspetto incredibile è che la scuola quest’anno sia ripartita con un numero chiuso per gli studenti.
Da quanto so, sono stati presi solo 100 ragazzi mentre altri sono restati fuori dalle lezioni, un grave danno questo per la cultura; negare la possibilità del sapere a ragazzi che saranno il futuro della nostra società è tremendo.

La nostra scuola civica nacque come progetto municipale per permettere anche alle famiglie bisognose di accedere alla cultura musicale, in tempi come questi è ritenuto normale per molte famiglie dover rinunciare al superfluo e purtroppo il sapere spesso è ritenuto tale; a farne le spese, visti i costi raggiunti, è stato nel tempo il corso musicale sacrificato al prevedibile pagamento di una bolletta.

Quando la scuola è nata, l’Amministrazione si caricava buona parte dei costi dei vari corsi riducendo la retta a prezzi davvero politici e permettendo a tutti di poter imparare a suonare uno strumento.
Guardi c’è stato un momento in cui la scuola era arrivata ad accogliere 400 iscritti, un vero e proprio piccolo conservatorio. Ora, se per incapacità verrà a mancare anche una risorsa di formazione come questa a Montesilvano, verranno spenti gli ultimi barlumi di coscienza civica e consapevolezza dell’importanza della cultura per poter fare rinascere il territorio .

L’appello è al Sindaco Maragno e all’amministrazione e a tutte quelle persone che possono in qualche modo dare una mano a far sì che la scuola rimanga quel fiore all’occhiello che è per Montesilvano. Chi conosce e apprezza la musica crescerà con un animo diverso da chi la ignora e da questo sapere Montesilvano in futuro non potrà che trarne del bene.

Come può Montesilvano in questo momento storico dare il via ad una economia che porti liquidità dall’esterno ridistribuendola?

Questa è una città che ha la più alta densità di posti letto come ricettività turistica in Abruzzo.
Nella stessa zona dove sono presenti le grandi strutture alberghiere abbiamo il palazzo dei congressi; le risorse fisiche non mancano ed una delle poche possibilità che abbiamo per un rilancio economico è puntare al turismo; il palacongressi quando lo realizzammo nel 1999 andava proprio in questa direzione, non ci accontentavamo più dei benefici dati solo dal turismo nella bella stagione.

Aprendo al mondo congressuale, e con dei pacchetti frutto di lungimiranza turistica si sarebbero potute abbinare nella stagione invernale altre tipologie di presenze volte a frequentare i nostri alberghi e attirate dalla distanza esigua dalle piste sciistiche di Passo Lanciano e Roccaraso o dai sentieri del Parco Nazionale.

Come vede degli spiragli per la ripresa esistono, l’importante è saperli intercettare e, soprattutto, basta Ciclone. Siamo alla ricerca di cittadini soprattutto giovani che abbiano un sano entusiasmo, ridiamo dignità a Montesilvano.

Cogliendo il plurale in questi suoi ultimi “siamo” e “ridiamo” c’è da aspettarsi a questo punto un ritorno nella scena politica di Enzo Cantagallo?

Oggi vedo l’aspetto politico cambiato rispetto a quanto avveniva un decennio fa, definire questa voglia di impegno come ipotesi di ritorno in politica non mi sembra il termine più adato.
Penso di voler tornare a dare una mano per poter ricreare quell’entusiasmo di una parte di città che vuole uscire da questa situazione, coinvolgendo i cittadini che vogliono caricarsi il fardello di cercare insieme soluzioni per poter risanare un territorio andato in declino.

Vorrei tornare a sollecitare la volontà di queste persone, ci sono tanti focolai sopiti che oggi hanno bisogno di essere stimolati con validi progetti pronti a poter crescere e diventare fiamme energiche in grado di raggiungere l’obiettivo di un rilancio per questa città.

Se oggi si ritrovasse a governare questa Montesilvano da lei descritta in maniera così impietosa da dove inizierebbe pensando a un rilancio?


Quale progetto affronterebbe per primo?

Sicuramente un progetto per aiutare i giovani ad entrare nel mondo del lavoro. Vorrei progettare iniziative di prospettiva dove vengano convogliate le energie e le volontà di chi vuole raggiungere obiettivi, puntando a un miglioramento del suo status e contribuendo al miglioramento della qualità della vita anche di chi non venga a far parte di questo processo.
Il futuro è nello scambio delle esperienze e nella condivisione dei saperi. Se riusciremo a creare questo hub di forze da distribuire sul territorio Montesilvano tornerà a crescere.

A dimostrazione di quanto detto e, a triste riprova che dove non arriva il pubblico esiste una volontà civica che non sta a guardare, le faccio una piccola anticipazione. Insieme ad altri volontari abbiamo realizzato qui sul territorio un’associazione culturale-musicale che si chiama ‘Incanto’ della quale mi onoro di essere stato eletto presidente.

Cos’ha di diverso questa associazione da tutte le altre? Ha 22 soci fondatori che sono artisti di varie discipline, vi sono cantanti, pittori, scrittori… tutti con il background di chi già fa attività culturale.
Di solito le associazioni nascono dall’impegno di persone di buona volontà che amano la cultura e vogliono intraprendere il percorso di far nascere attività culturali, questa invece nasce con l’idea e l’aiuto di artisti che vogliono dimostrare e condividere la loro capacità nel creare eventi, un patrimonio prezioso in questa città che vogliamo continuare a tenere viva attraverso la cultura.
L’associazione verrà presentata in conferenza stampa il 30 novembre presso la sala consiliare del comune di Montesilvano per poi proporsi al pubblico il 3 dicembre alle 21 presso l’hotel Adriatico dove verrà proposto un concerto degli artisti che fanno parte dell’associazione, condivideranno col pubblico il loro piacere di fare musica.

Saremo onorati in questa primissima uscita di avere come madrina e padrino per questo battesimo due musicisti tra loro molto distanti ma che rendono perfettamente l’essenza dello sviluppo culturale che intendiamo proporre al nostro territorio, ospiteremo Leonora Armellini una pianista di 21 anni padovana, che è considerata il più grande talento nascente del pianoforte in Italia, 2 anni fa semifinalista al più importante concorso per piano il ‘Chopin‘ di Varsavia, che ci darà una mano aiutandoci a far crescere l’associazione e sarà presente anche alla presentazione alla stampa di fine novembre.

A integrarsi in questo progetto che vede un astro nascente della musica avremo anche la sapienza infinita di un grandissimo musicista ottantasettenne, il M° Peppino Principe, lui è stato Oscar della fisarmonica ed è il più grande fisarmonicista vivente, ci farà questo grande regalo e forse riusciremo a strappargli un pezzo alla fisarmonica.

Con questo evento vorremo poter dimostrare che nella musica e nel mondo della cultura non esistono barriere all’età anagrafica, l’unico metro è il valore del singolo, ed’ è quello che vorrei vedere attribuire negli altri ambiti della nostra società.

Accantoniamo il Ciclone; idee nuove, coraggio e determinazione saranno la forza dell’unico vero vento che aiuterà Montesilvano a volare.

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