mercoledì , 17 Aprile 2024

Parcheggi furbetti: Odoardi “Tra bus e marciapiede è l’auto il terzo incomodo!”

PESCARA – «Ho scritto il 10 marzo scorso, direttamente sulla pagina web di TUA, per segnalare il caso di una donna lasciata a piedi ad una fermata, lungo via D’Annunzio (cfr: Lo strano vizio di TUA di lasciare gli utenti a terra). Adesso voglio cambiare punto di vista, e mettermi dalla parte dell’azienda, quando gli autisti devono consentire la salita e la discesa del passeggero dal mezzo pubblico e questa operazione viene resa difficile dalle auto in sosta prima e dopo ma alcune volte anche al posto della fermata. »

Così Giancarlo Odoardi del direttivo di Pescara Bici commenta atteggiamenti quotidiani di comune inciviltà, mettendo in evidenza quanto danno possa arrecare il menefreghismo dei tanti furbetti.
«Nelle foto, a mo’ di esempio, si vedono alcune auto letteralmente parcheggiate alla fermata del bus, in via D’Annunzio, e nella seconda si aggiungono addirittura i cassonetti. Ora, per quanto ne sappia, la salita e la discesa del passeggero devono essere agevolati dall’avvicinamento del bus alla banchina, per consentire di ridurre lo scarto di altezza dello scalino rispetto al marciapiede. Il concetto è ancora più chiaro se si fa riferimento alle agevolazioni che devono essere adottate perché un disabile motorio possa usufruire del mezzo: in questo caso, ma in generale, l’obiettivo è ovviamente consentire all’utente di salire e scendere a raso. Ora io noto che la maggior parte delle volte gli autisti non si avvicinano al marciapiede, per consuetudine o perché impossibilitati; per cui il mezzo rimane distante dalla banchina tanto quanto basta per costringere l’utente ad affrontare l’intera altezza dello scalino del bus, sia a salire che a scendere. Questa operazione spesso può risultare difficoltosa e pericolosa per molte utenze, o perché non agevolate dal loro stato fisico e quindi dalla loro abilità, non si deve essere necessariamente atleti per usare un autobus, o perché momentaneamente disabili oppure con borse al seguito o carrozzini con bimbi. Più di una volta ho visto mezzi fermarsi a oltre un metro dal marciapiede, costringendo i passeggeri ad vero tragitto o poi un vero esercizio fisico per salire a bordo. La maggior parte delle volte l’affiancamento del bus al marciapiede è impedito dalle auto parcheggiate troppo in prossimità della fermata, specie quando questa è intercalata tra la fine e l’inizio delle corsie di sosta. In sintesi, l’auto privata oltre ad essere concorrente del servizio di trasporto pubblico, ne invade il territorio e ne impedisce il corretto funzionamento. Per restituire lo spazio destinato alle “manovre di attracco” dei bus alla banchina, va attivata una politica di dissuasione decisa nei confronti del parcheggio abusivo alle fermate, con una robusta campagna di comunicazione e misure di repressione. Aggiungo che dove è previsto che l’autobus esca dalla sua corsia di marcia in concomitanza della fermata, sia invece quest’ultima ad avanzare e andare incontro al mezzo, consentendo a questo di non deviare dal suo percorso rettilineo e costringendo le auto a viaggiare con i tempi del trasporto pubblico locale. C’è sono alcuni esempi di questa tecnica a Barcellona, dove davanti la fermata viene aggiunta una piattaforma per consentire a questa di estendersi fino alla corsia di marcia, consentendo tra l’altro alle auto di avere più spazio a disposizione per la sosta e ai bus di non dover fare alcuna manovra di uscita e di rientro in carreggiata.» Conclude Odoardi

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