venerdì , 26 Aprile 2024

Giornata della Memoria: ad Auschwitz c’era un’orchestra femminile

L’evento è stato presentato questa mattina alla presenza del direttore della biblioteca provinciale e dell’Anpi Enzo Fimiani, degli assessori comunali Giovanni Di Iacovo e Sandra Santavenere, della presidente della Commissione Pari opportunità della Regione Gemma Andreini, della vice presidente della Fondazione Pescarabruzzo Nicoletta Di Gregorio, della presidente della Fondazione Dean Martin Alessandra Portinari, dei rappresentanti delle associazioni Emergency e Rishilpi, oltre alle protagoniste della serata.

Lo spettacolo, sabato in prima assoluta, è il terzo appuntamento della rassegna Musica e Società, organizzata dall’Orchestra Femminile del Mediterraneo e dalla Fondazione Dean Martin. La pièce è liberamente tratta dal libro “Ad Auschwitz c’era un’orchestra” della pianista cantante Fania Fénelon deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, luogo in cui le SS vollero costituire un’orchestra femminile con le prigioniere. Verranno eseguiti brani amati dai gerarchi nazisti: Puccini, Mascagni, Beethoven, Brahms, Strauss, Caccini e Sibelius, che si intersecheranno con la narrazione e la drammatizzazione delle protagoniste, mettendo in luce gli stati psicologici delle deportate musiciste costrette a suonare fino a 18 ore al giorno davanti ad un pubblico di prigionieri e carnefici.

Fania Fenélon (Tiziana Di Tonno), musicista francese, fu deporata ad Auschwitz e poiché sapeva cantare e suonare il pianoforte, entrò a far parte dell’orchestra femminile del campo, che aveva il compito di accompagnare le prigioniere al lavoro all’alba e al tramonto, accogliere ogni nuovo arrivo di deportati, allietare i momenti di svago degli ufficiali SS, capaci di commuoversi all’ascolto della musica e di mandare il giorno dopo i prigionieri alle camere a gas. Fania scriverà il libro alcuni anni dopo la sua liberazione.

Fra tutti gli incontri avvenuti nel campo il più singolare è quello con Alma Rosé (Edmea Marzoli), eccezionale violinista ebrea, nipote di Gustav Mahler e direttrice dell’orchestra. Il rapporto che nasce tra le due musiciste mette in luce il loro diverso modo di vivere il lager e la necessità di fare musica: per Fania, infatti, suonare è un mezzo per sopravvivere e sopravvivere è testimoniare.

Anche in una condizione estrema Fania riesce a mantenere intatta la propria umanità: sa di suonare e cantare una musica “che è la cosa migliore ad Auschwitz- Birkenau in quanto procura oblio e divora il tempo, ma è anche la peggiore perché ha un pubblico di assassini”; per Alma la musica è un fine, il fine su cui ha costruito la propria identità di tutta una vita e nulla le importa più se non fare bene il proprio lavoro e realizzare musiche sublimi, disinteressandosi degli effetti collaterali delle proprie azioni.

Il Teatro Massimo ospiterà durante l’evento un’esposizione di copie di disegni dei bambini detenuti nel ghetto di Terezin, gentilmente concessa dalla Biblioteca Provinciale di Pescara. La maggior parte dei 15.000 bambini detenuti morì nel corso del 1944 nelle camere a gas di Auschwitz. L’educazione figurativa veniva organizzata da insegnanti detenuti per alleviare le condizioni di vita. Il complesso dei disegni che si è riusciti a salvare e che fanno parte delle collezioni del Museo statale ebraico di Praga, comprende circa 4.000 immagini. I loro autori sono per la gran parte bambini dai 10 ai 14 anni.

Durante la serata di sabato 24 gennaio verrà effettuata una raccolta fondi a favore di Emergency e di Rishilpi International Onlus.

L’Orchestra Femminile del Mediterraneo ha iniziato una collaborazione con l’associazione Rishilpi a favore del progetto “Amar Sonar Poribar”, ossia la “famiglia dorata” che riguarda la prevenzione dei matrimoni precoci delle bambine in Bangladesh, Paese in cui sono spesso considerate un peso in famiglia perché, non potendo né studiare né lavorare, non contribuiscono al sostentamento familiare. Per questo motivo esse vengono date in sposa in età adolescenziale.
I matrimoni prematuri causano forti traumi alle spose – bambine mentre le gravidanze precoci aumentano il rischio di mortalità materna e infantile. Inoltre possono causare gravi disabilità ai nascituri. L’impegno di Rishilpi è quello di lottare per aiutare le donne facendole studiare. In modo particolare aiutano le bambine ad aprire gli occhi sulla realtà dell’ingiustizia che la cultura del pregiudizio continua a difendere, complice l’ignoranza, substrato ideale per ogni forma di schiavitù.

Lo spettacolo verrà replicato martedì 27 gennaio alle ore 21 al Teatro Comunale di Città Sant’Angelo e mercoledì 28 gennaio alle ore 21 al Teatro F.P. Tosti di Ortona.

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