sabato , 27 Aprile 2024

Fino all’ultimo respiro, prima nazionale il 28 per lo spettacolo della Compagnia dei Guasconi 

“Sono sempre felice di presentare uno spettacolo dei Guasconi – ha commentato l’assessore Giovanni Di Iacovo – Da cittadino ne ho visti tanti, da assessore sono lieto di proporli, perché la compagnia ha sempre avuto una capacità di autogestire i propri spettacoli e proporre spunti di riflessioni sempre interessanti e inediti. E’ dunque terminare l’anno con uno spettacolo che chiude la loro programmazione e due lavori letterari di grande impatto da cui il lavoro trae origine”. 

“Fino all’ultimo respiro è il titolo di un famoso film di Jean Luc Godard del 1960, ma è anche il titolo del testo autobiografico di Rade Šerbedžija – ha spiegato Raffaella Cascella – In questo testo c’è anche una  poesia che parla di un suo amico il quale, negli anni ’60 della Jugoslavia di allora, amava la nouvelle vague dei cineasti francesi. Questa storia racconta, in maniera forse sottile, una cosa ben precisa ovvero che in quegli anni i giovani jugoslavi ascoltavano musica, leggevano libri, guardavano film, gli stessi che ascoltavano, leggevano e guardavano i loro coetanei italiani, francesi, inglesi, tedeschi. Cosa significa questo ? Semplicemente che la Jugoslavia,la sua cultura,la sua arte, erano diverse da quelle del blocco sovietico, chiuso ed autoreferenziale. Non a caso politicamente la Jugoslavia era uno dei paesi “non allineati” e lo stesso Tito si fece promotore di quella famosa “terza via” che tanto spaventava l’URSS dell’epoca. Tutto questo solo per dire che la Jugoslavia era ed è Europa, al pari di altri Stati. Tutto questo per dire che, malgrado in molti si siano girati dall’altra parte, la guerra che sconvolse quel paese era una guerra europea, l’unica dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Da questa parte del mondo, l’Occidente, in pochi sanno esattamente cosa è accaduto negli anni ’90.

Qualcuno ricorda Santoro in diretta dal ponte di Belgrado, ma siamo già alla fine degli eventi. Una guerra dimenticata, già nel momento stesso in cui  stava accadendo.  Il nostro spettacolo “Fino all’ultimo respiro” è un tentativo, forse velleitario, di accendere un riflettore, esattamente come si fa in teatro, su quegli accadimenti. Lo faremo attraverso “tre monologhi sull’altro” della scrittrice croata Slavenka Drukulic e alcuni testi dello stesso Rade Šerbedžija. Tre storie vere scritte da un’autrice con una sensibilità rara. Un soldato croato reduce dalla guerra che non riesce a fare i conti con il suo passato. Un operaio musulmano che decide di adottare il figlio di una serba, abbandonato dalla madre appena nato, forse perché figlio di una violenza. Una donna serba, profuga, che scopre solo anni dopo la verità sul marito. Il teatro ha l’importante funzione di raccontare il suo tempo, lo fa sempre, anche quando non lo vuole consapevolmente, ce lo hanno insegnato i grandi del passato, ed a noi questo interessa. Pensiamo che attraverso l’arte si riesca a stimolare le coscienze alla riflessione e all’approfondimento. Pertanto vogliamo continuare su questa strada anche se, sappiamo bene,non incontrerà il favore di molti. Non ruberà l’occhio e non riceverà tanti applausi, ma noi, oggi, sentiamo la necessità di fare questo e quindi ci proviamo con tutte le nostre forze e fino all’ultimo respiro”

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