lunedì , 29 Aprile 2024

A Pescara presentazione di “Radiodays”, il saggio di Andrea Sangiovanni per Il Mulino

PESCARA – “Un campanello che trilla e un colpo di fucile che risuona nel silenzio operoso della tenuta Marconi di Villa Grifone, sulle colline di Pontecchio, vicino a Bologna: è il 1895 e la storia della radio inizia così”. E’ l’atto di nascita di uno dei media più longevi e fortunati, la radio: un mezzo che negli anni è stato in grado di resistere e rinnovarsi – ritagliandosi uno spazio autonomo e qualificato che ha attraversato tante generazioni – all’assalto di media più ricchi e potenti: la tv prima, la rete internet poi.

Rete con cui ha saputo stabilire una forte integrazione, a conferma della sua versatilità, della sua capacità di coinvolgere più fette di pubblico e di ascoltatori. E questo grazie soprattutto alla sua capacità di accompagnare la vita di ciascuno di noi come un fedele e discreto compagno nei tanti momenti dellapropria quotidianità: in casa, in auto, al lavoro, ascoltando un canale d’informazione, di musica o di sport.
Una storia avvincente, insomma, che ha trovato ora una sintesi nel volume scritto da Andrea Sangiovanni, docente di Storia contemporanea, Storia dei media e Pubblic History all’Università di Teramo, per le edizioni del Mulino, dal titolo “Radiodays. La radio in Italia da Marconi al web”. Il saggio sarà presentato a Pescara domani, mercoledì 10 aprile, nella sede della Fondazione Abruzzo Riforme, in via Lungaterno Sud 76, con inizio alle 17,30: dialogheranno con l’autore il professor Pasquale Iuso, anch’egli docente di Storia contemporanea nell’ateneo teramano, e il giornalista Fabrizio Masciangioli.
Quella che Sangiovanni descrive nel suo libro, illustra il sito della casa editrice bolognese, è “una storia globale all’interno della quale ciascuna nazione svilupperà una propria via all’etere”. “Sangiovanni – prosegue dunque la presentazione – racconta la vicenda della radio in Italia dalle prime prove a oggi. Dalla radio fascista a quella libera, dai cavi al web, la radio ha contribuito alla costruzione dell’immagine di sé degli italiani, assecondandone ma anche stimolandone i cambiamenti. Attraverso la sua storia si compone quella in parole e musica del nostro paese, della sua identità e delle tensioni che lo hanno attraversato, fino alla continua rivoluzione digitale”.

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