martedì , 30 Aprile 2024

Fondazione ISAL: il 3 ottobre la giornata Internazionale contro il dolore 2015

“Il dolore, un tema che ci riguarda tutti, un sintomo che diventa stato di vita, che se lasciato crescere, la vita se la prende in tutti i suoi tempi, alterandone tempi, lavoro e relazioni. Una vita senza dolore è una conquista ma è soprattutto un diritto.”

La legge 38/10 sul dolore, tra le prime in Europa, tutela all’art. 1 “il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore.

“Associate alla parola dolore ritroviamo dignità, qualità di vita, accesso alle cure, sostegno alla famiglia, LEA: sono questi elementi che fanno di questa legge un manifesto per il diritto alla cura del dolore. Il dolore – commenta la Amato – non è solo un sintomo ma uno stato che riduce marcatamente la qualità della vita.”

“ Nelle proposte attuative, la legge introduce l’obbligo della rilevazione del dolore all’interno della cartella clinica, istituisce due reti nazionali per le cure palliative e per la terapia del dolore che garantiscano ai pazienti risposte assistenziali su base regionale e in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, – ci spiega – e avvia la semplificazione delle procedure di accesso ai medicinali impiegati nella terapia del dolore, impone un percorso di formazione del personale medico e sanitario.”

“La legge è davvero un vanto per l’Italia ma siamo ancora lontani dal realizzare quella uniformità sul territorio nazionale di cui si parla, sicuramente si è facilitato l’accesso ai farmaci, sensibilizzato sul tema, in alcune situazioni realizzato l’ospedale senza dolore, fatto grandi passi in avanti sulle cure palliative.”

“Per avere la certezza che siamo lontani dagli obiettivi basta pensare che in molti punti nascita non si pratica il parto indolore, che nella formazione del personale l’antalgica non è un fondamentale, che nei sistemi organizzativi non e’ sempre prevista una Unità operativa di terapia del dolore, che il dolore perdiatrico per molti è ancora “il grande mistero” e che il dolore cronico in molte circostanze non viene trattato.”

Non si deve per forza avere un cancro o essere morente per vedere riconosciuto il proprio dolore: è sul dolore cronico e su quello pediatrico la sfida del nostro tempo, sulla formazione ma soprattutto sulla equità.

Va verificato il livello di attuazione della legge, individuati gli indicatori e fatto il punto sullo stato dell’arte dell’antalgica, regione per regione e, di conseguenza, colmate le carenze.
Niente piu’ che una bella legge sul dolore, – conclude la Amato – non omogeneamente attuata dal sistema sanitario, brucia sulla pelle dei pazienti e nella coscienza di chi li deve curare.”

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