Le scene
di Paolo Dore, i costumi di Daniele Gelsi, la consulenza storico letteraria di
Sergio Perosa e la consulenza musicale di Davide Cavuti. Lo spettacolo è
prodotto da Ghione Produzioni.
(Dalle note di regia di Giancarlo Marinelli)
Per me “Il Mercante di Venezia†è sempre stata la sinfonia della
giovinezza.
Antonio, Bassanio, Lorenzo, Porzia, Jessica, sono
l’incarnazione del sublime epigramma di Sandro Penna: “Forse la
giovinezza è solo questo / perenne amare i sensi e non pentirsiâ€.
In nome dell’amore non c’è pentimento se si domanda una fortuna in
prestito ad un amico con il rischio di rovinarlo; in nome di una libbra
d’amore non c’è rimpianto se, per un amico, sei disposto a dare in
garanzia una libbra della tua carne;
e non cՏ tormento, n̩ dolore, se,
per seguire un uomo che ti fa una serenata giù dal balcone, fuggi dalla
famiglia, calpesti il cuore di un padre che per te solo vive, trafugandogli
dalla casa le cose più preziose; persino quando, (come nel caso di Porzia –
Amleto), l’ombra del padre defunto continua a condizionare la tua scelta
d’amore, tenendoti a guinzaglio, direttamente dall’Ade, o il dogma cieco
di una legge sembra spegnere definitivamente il tuo sogno di felicità,
intervengono puntuali un sotterfugio o un travestimento, un colpo di
teatro e di giovinezza, (che son la stessa cosa), in grado di infrangere
gli ostacoli.
Sarà per questo che la Venezia di Shakespeare, nella mia
fantasia, nulla a che vedere con quella pastellata ed appestata di Thomas
Mann o con quella livida e morente di Giuseppe Berto; immagino questa
Venezia simile ad una spiaggia della California; ragazzi bellissimi, donne
sinuose come sirene, moto (scafi) che alzano la sabbia e le onde, un senso
continuo di vertigine, una perpetua vacanza, musica dappertutto, feste
dappertutto, un sabato sera periodico nella impossibile moltiplicazione
della giovinezza: questi ragazzi veneziani fanno continuamente ciò
che io, ogni volta che approdo in Laguna, vorrei fare: il bagno.
Li vedo
sempre umidi e seminudi, distesi al sole; anfibi verticali che sbracciano e
abbracciano la città.
E Shylock? Da dove vengono la sua malvagità, la sua avarizia, la sua
ostinazione a fiutare, fino ad asportare, l’odore del sangue? Mi sono
sempre chiesto: Shylock è semplicemente un antagonista agli eroi sopra
citati? Shylock è unicamente la nota dissonante e stonata dentro alla
sinfonia della giovinezza? Chi è veramente Shylock?
Ho visto e soprattutto letto la riduzione (o forse l’ampliamento, o forse
la perizia poetico ermeneutica) firmata da Giorgio Albertazzi, e mi
sono bastate poche parole per risolvere il mistero: “Dovrebbe essere
giorno secondo lo schema spazio-tempo, invece per noi è sera. Diciamo
tramontoâ€, scrive Albertazzi.
Giorgio Albertazzi ha fatto del “Mercante†un perfetto ibrido che sembra
ora scritto da Strindberg e ora da Sartre, passando per la lussuria di
Baffo e per i giocosi azzardi di Goldoni.
Ha subito capito, fin dai vagiti
della luce, che qui l’alba e il mattino, (sommariamente intesi come il
primordio della vita e quindi la giovinezza), e il tramonto e la sera, (da
considerarsi come tenebra, come male: come Shylock), sono di fatto non
distinguibili: è come se i giovani veneziani e il vecchio ebreo siano cerchi
nell’acqua creati dallo stesso sasso, riflessi specchianti dello stesso corpo,
della stessa vita: Shylock odia Antonio, Bassanio e la loro cricca perché
vorrebbe depredare quella giovinezza che non ha più (di qui l’ossessione
per la libbra di carne, che ha, di fatto, lo stesso significato dell’ossessione
per l’immortalità di Faust); e Antonio e Bassanio detestano Shylock
perché, in qualche modo, in lui scorgono il tramonto, il capolinea, il
bicchiere rotto a fine festa che, inesorabilmente, li attende.
In questo
senso Shylock è Antonio; Shylock è Bassanio; Shylock è Porzia.
E’ tutto
ciò che sono e tutto ciò che saranno. Per questo Shylock non può essere
l’ebreo rachitico, obliquo ed incartapecorito tratteggiato da Celine; anzi, è
uno splendido condottiero, un ipnotico sciamano che si muove tra le calli
a bordo di una stranissima zattera (così come aveva immaginato Zanzotto
per un film di Fellini).
Shylock, per me, è magnetico, irresistibile, perfettamente padrone di ogni
avventura e sventura; tanto da rendersi conto, nel processo finale, che
Porzia si è travestita da giureconsulto: è Shylock che decide di chinare il
capo, di perdere tutto. Di tornare giovane dentro a Porzia. Sì, Shylock è
l’uomo più bello e più giovane che io conosca. È Giorgio Albertazzi.
IL MERCANTE DI VENEZIA regia di Giancarlo Marinelli
personaggi e interpreti
- Shylock Giorgio Albertazzi
- Porzia Stefania Masala
- Antonio Franco Castellano
- Doge Paolo Trevisi
- Bassanio Francesco Maccarinelli
- Graziano/Pretendenti Diego Maiello
- Jessica Ivana Lotito
- Job Cristina Chinaglia
- Lorenzo Simone Vaio
- Nerissa Vanina Marini
- I Ancella Alessandra Scirdi
- II Ancella Erika Puddu
- III Ancella Francesca Annunziata