mercoledì , 24 Aprile 2024

Farmacia Comunale: per il PD la cessione è un imbarbarimento del managment pubblico

Estramamente critici sull’ipotesi di cessione, in una nota congiunta di esponenti politici locali a cominciare dalla Segretaria Romina Di Costanzo, Presidente del Circolo, Camillo Cretarola, gruppo Consiliare, Gabriele Di Stefano e Feliciano D’Ignazio, e ex membri del Cda dell’Azienda, Erica Di Censo (ex Presidente) e Mirko Secone scrivono:

“La particolare congiuntura economica e i ripetuti vincoli alla spesa pubblica portano gli Enti Locali alla continua ricerca di fonti di approvvigionamento finanziario, per far fronte alla crescente domanda quali-quantitativa di servizi pubblici. In questo contesto le farmacie comunali si mostrano come una facile preda per una valorizzazione che, nella maggior parte dei casi, si concretizza nella cessione di assets, know how e competenze al miglior offerente.
Se è pur vero che la passività ravvisata in questi anni dalla nostra farmacia comunale, sebbene compensanti dall’andamento generale positivo dei bilanci consuntivi dell’Azienda degli anni 2009-2013, pregiudica la possibilità di erogazione di servizi aggiuntivi – Decreto Legislativo 3 ottobre 2009, n. 153 -, è altrettanto certo che con la “concessione” di servizio a terzi che non si risolve il problema”.

Secondo gli esponenti PD “E’ fondamentale anzitutto considerare tutte le possibili alternative, valutare punti di forza e di debolezza delle varie opzioni a disposizione, prima fra tutte, come sollecitato anche con una mozione del gruppo consigliare PD dello scorso luglio e una Delibera dell’ex consiglio amministrazione dell’Azienda, la possibilità di valutare l’effettivo trasferimento della sede della Farmacia comunale nei pressi del nuovo Distretto Sanitario”.
“E’ indubbio – continuano – che una collocazione strategica della farmacia comunale in funzione della valutazione di opportunità degli utenti in luogo privilegiato quale il Distretto Sanitario o aree strategiche limitrofe, oltre ad agevolare la fruizione in termini di immediata raggiungibilità e dunque rispondere ai criteri di tutela e salvaguardia della salute, consentirebbe un maggiore flusso di utenti e dunque un considerevole incremento economico in termini di redditività. Tra l’altro la passività dell’ente è in gran parte da addebitare alle spese di locazione della sede, peraltro decentrata. Il servizio farmaceutico, come, peraltro, la normativa, la dottrina e (in parte) la giurisprudenza (anche comunitaria) ribadiscono, è alla stregua di un servizio di carattere sanitario e che favorire un’opzione che identifica le farmacie comunali quali presidi socio-sanitari territoriali significa affermare la prevalenza della natura sanitaria e, conseguentemente, non “concorrenziale” delle farmacie”.
A sostegno della proposta, gli esponenti del Partito Democratico locale ricordano un’altra mozione del PD valutava l’ipotesi di insediare uno o più nuclei di cura primaria (NCP) all’interno del Distretto, che secondo loro “oltre ad agevolare la fruizione in termini di immediata raggiungibilità e dunque rispondere ai criteri di tutela e salvaguardia della salute, consentirebbe un servizio complementare alla farmacia e dunque un maggiore flusso di utenti e un considerevole incremento economico in termini di redditività della stessa. Se un medico di base in media firma circa duemila ricette al mese, infatti, la farmacia comunale è ferma a 1.700”.

Critici sulla cessione del servizio aggiungono “La pratica alle esternalizzazioni di funzioni e servizi è sintomatico di un imbarbarimento del management pubblico su modello privatistico. La politica deve abbandonare il binomio tanto in voga negli ultimi anni della sfera tecnica e privatistica e il pubblico deve avere capacità di governare e dirigere la macchina amministrativa giustificando i lauti stipendi dell’apparato dirigente. Qualora non si è in grado di raggiungere economie in un settore in cui i privati lucrano abbondantemente, una delle prime strategie è rivedere la macchina dirigenziale che dovrebbe fornire soluzioni anziché affrettarsi a cessione un bene pubblico”.

“In ultimo – continuano – il paventato ricorso della concessione è un’ulteriore elemento di squalifica. E’ risaputo che l’istituto della concessione è uno strumento a cui ricorre la pubblica amministrazione o direttamente o su indicazione del privato per realizzare un’ opera pubblica di grande rilevanza che soddisfa un interesse collettivo per la quale la P.A. non ha fondi sufficienti. Caso ben diverso dalla farmacia comunale sul quale il privato ha ben poco da investire se non realizzare sin da subito utili”.

“Ci viene da dubitare – concludono – che la gestione del privato e della logica del profitto personale non sia sinonimo di miglioramento del servizio ma mera agevolazione degli interessi particolari. Non a caso la delibera in oggetto contempla contestualmente anche l’esclusione dalle incombenze demandate all’azienda per il servizio di trasporto, che resterà, invece, in capo al Comune e che potrà comportare il coinvolgimento di soggetti del terzo settore”.

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