domenica , 28 Aprile 2024

29 febbraio 1944: Giulianova commemora le vittime dei bombardamenti

Cerimonia questa mattina, in piazza Caduti 29 febbraio per ricordare le vittime dei bombardamenti del ’44 in contrada San Rocco

Giulianova – Alle 13 di oggi le campane di San Flaviano hanno suonato. Rintocchi funebri per le dieci vittime dei bombardamenti alleati del 29 febbraio 1944, in piena guerra di liberazione. Sono passati ottant’anni da quel giorno, quando il centro storico di Giulianova fu squarciato dal boato delle esplosioni ( tre: alle 13, alle 13.30, alle 15.30).


Questa mattina è stata deposta una corona d’alloro ai piedi della lapide che ricorda la strage e tutti i caduti del Secondo Conflitto Mondiale. Erano presenti, oltre al Sindaco Jwan Costantini e al Vice Sindaco Lidia Albani, il Vice Prefetto di Teramo Roberta Di Silvestro, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Teramo Colonnello Pasquale Saccone, il Capitano Nicolò Morandi, Comandante della Compagnia Carabinieri di Giulianova, il Tenente di Vascello Alessio Fiorentino, che guida la Guardia Costiera di Giulianova. Hanno partecipato rappresentanze delle associazioni di volontariato, combattentistiche e d’Arma.
Il Direttore Emerito dell’Archivio di Stato di Teramo, Ottavio Di Stanislao, è intervenuto portando il suo contributo storico e leggendo una lettera del giornalista  Benny Manocchia, che visse in prima persona, a soli 9 anni, quella tragedia, a cui non sopravvisse suo padre. Don Enzo Manes, parroco di San Flaviano e Vicario della Forania di Giulianova, ha letto un passo dell’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco per spiegare le ragioni umane, ineludibili, della pace. Prima di impartire la benedizione, don Enzo ha letto i nomi e le età delle dieci vittime:  Renato Carusi, 8 anni, Francesco D’Ilio, 10 anni; Maria Cristina Di Giannuario, 12 anni; Dina Di Giammichele, 14 anni; Antonietta Tarantelli, 21 anni; Elisa Salvati, 30 anni, Chiara Gammella, 39 anni; Antonio Di Giannuario, 43 anni; Anna Quitar, 77 anni. Quel giorno c’era il sole e molti erano a casa per il pranzo. Nelle parole scritte da Benny Manocchia, tutta l’atrocità di un giorno di guerra, un giorno qualsiasi.

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