giovedì , 18 Aprile 2024

Abbattimento del pino storico di Penne. Le associazioni ambientaliste rispondono al delegato all’Ambiente Toppeta

Le associazioni commentando quanto detto da Toppeta scrivono: «Per prima cosa né gli ambientalisti né chi ama veramente la natura si è assolutamente permesso di fare demagogia, come dichiarato dall’assessore, o addirittura di dare sfogo ad affermazioni denigratorie o inesattezze.
Anzi, le associazioni e gli esperti intervenuti hanno difeso fino all’ultimo i valori ambientali rappresentati da un albero monumentale che ha abbellito per oltre 150 anni il paesaggio di Penne e dell’Area Vestina parlando sempre di superficialità nell’azione dell’abbattimento.
Inoltre, -scrivono i raprppresentanti delle associazioni- ci chiediamo come mai su facebook tutti gli articoli e i documenti relativi all’abbattimento del pino sono stati cancellati assieme alle relative risposte dal gruppo pubblico dedicato a Penne, con l’eliminazione anche di commenti particolarmente interessanti dal punto di vista naturalistico e tecnico.
Un fatto molto strano che lascia sbigottiti, come se la questione del pino abbattuto facesse paura a chissà chi o che provocasse chissà quali problemi di immagine.
Insomma, anche questo non rende giustizia ai tanti cittadini pennesi che hanno voluto sfogare la loro rabbia e la loro indignazione in merito all’albero tagliato».

Le associazioni ribadiscono ancora una volta che l’albero monumentale non andava abbattuto senza adeguati approfondimenti.
«Non siamo ancora in possesso dei documenti che accertano che cosa sia realmente successo ma sappiamo che quelli del CFS e dell’ARSSA sono pareri ad “occhiometro relativo” senza analisi oggettive e l’applicazione di metodi scientifici noti al comune di Penne perché già effettuati sulla quercia monumentale di Colle Romano.
E ci riferiamo al metodo del VTA (Visual Tree Assestment), -scrivono le associazioni- quello del Resistograph e in ultima analisi anche la prova trazione (pulling test).
Tali metodi vengono usati dai maggiori esperti di arboricoltura e di alberi monumentali e dicono realmente se l’albero è malato oppure no».
Perché si chiedono le associazioni per il pino storico di Penne non sono stati utilizzati?
E ancora poi ribadiscono come prima di abbattere un albero monumentale andrebbero effettuate tutte le possibili analisi oggettive, con l’intervento di un esperto forestale o dottore agronomo, che ne dimostrano la pericolosità.
Inoltre, osservano, possono esserci soluzioni alternative all’abbattimento, come dice la Legge Forestale Regionale (LR 12 del 2013) art. 6 recita: “l’abbattimento del patrimonio arboreo è consentito previo parere obbligatorio e vincolante del CFS idoneo ad escludere la praticabilità di soluzioni alternative o complementari aventi minore impatto ambientale.”
Inoltre, sappiamo che la dott.ssa Caterina Artese del CTA, una delle massime esperte di alberi monumentali in Abruzzo e autrice del censimento regionale dei monumenti naturali regionali, -fanno sapere le associazioni- si è dimessa proprio a ragione del fatto che non sono state prese in considerazione le soluzioni alternative al taglio che erano emerse nell’incontro con la proprietaria, il CFS e il Comune, ossia quello di ripristinare l’area sotto chioma, rimuovendo in tal modo l’unico vero motivo di pericolosità, ovvero che parte del terreno alla base del fusto era stato asportato per la strada di accesso al garage.
Non a caso il CTA aveva dichiarato che il “pino domestico monumentale aveva subito un intervento incauto da parte del proprietario che doveva farsi carico del monitoraggio”».

In ogni caso nel parere delle associazioni poiché l’albero monumentale ha un valore pubblico e collettivo, nell’interesse di tutti, il Comune avrebbe dovuto preoccuparsi della sua salvaguardia e valorizzazione, e non decretare un abbattimento veloce e utile a “scaricarsi di questa responsabilità”.
Inoltre affermano, c’era la disponibilità da parte dell’Assessorato Agricoltura e Foreste in presenza di soluzioni alternative di esprimere un parere diverso da quello già effettuato da parte del CFS senza entrare in contraddizione con il precedente, mancando prove oggettive e strumentali della pericolosità dell’albero.

«La superficialità con cui è stato abbattuto il pino storico di Penne -scrivono nella nota le associazioni- deve far riflettere sulla futura tutela dei patriarchi della natura.
Se una pietra crolla dal Colosseo non stiamo certo a raderlo al suolo perché è ritenuto pericoloso per i turisti: perché non portare la stessa attenzione anche sugli alberi monumentali.
Anche essi sono beni culturali a tutti gli effetti e non soltanto semplici pali della luce. Sono testimonianze di storia e cultura ed è per questo che hanno un valore universale che non deve appartenere a nessun singolo.
I funzionari pubblici -concludono nella nota- dovrebbero essere consapevoli di questo- Dispiace solo che il comune di Penne, che ha nel suo territorio circa 22 piante monumentali, alcune delle quali ubicate nello stesso centro cittadino, non valorizzi abbastanza questo patrimonio arboreo, uno dei maggiori in Abruzzo».

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