martedì , 16 Aprile 2024

Libertà di culto negate: Testimoni di Geova e altre confessioni perseguitate in Russia e Kazakistan

Allora si metteva in evidenza come il 16 gennaio di quest’anno si sarebbe tenuta l’udienza definitiva che avrebbe deciso se proscrivere il culto dei Testimoni di Geova in tutta la Russia. Le ripercussioni per la confessione sarebbero state quelle della chiusura del loro Centro Amministrativo insieme alla confisca di tutte le loro proprietà da parte dello Stato.

Una vera epurazione, al Centro infatti sono affiliate tutte le associazioni religiose dei Testimoni di Geova che non avrebbero più ragione di esistere, i numeri sono alti,  406 associazioni religiose locali (enti giuridici) e oltre 2.500 congregazioni con quasi 180 mila fedeli Russi che perderebbero i loro luoghi di culto.

Grazie alle informazioni di Francesco Di Clemente ora sappiamo le decisioni prese dalla Corte il 16 gennaio 2017 .
Il tribunale della città di Mosca ha respinto l’appello con cui i Testimoni contestavano la legittimità della diffida notificata dal procuratore generale alla loro sede nazionale.
“La giuria, composta da tre giudici, –fa sapere Di Clemente– ha respinto tutte le argomentazioni presentate dai legali dei Testimoni e ha emesso la sentenza dopo una sospensione dell’udienza di 10 minuti. Tale sentenza conferma quella emessa il 12 ottobre 2016 dalla Corte distrettuale di Tver’, che aveva deliberato in favore dell’Ufficio del procuratore generale. Ora le autorità potranno agire sulla base della diffida del 2 marzo 2016, anche se non è ancora chiaro quali ripercussioni avrà questo sulla libertà religiosa dei Testimoni in Russia”.

Cristiani perseguitati anche in Kazakistan

Di Clemente mette in luce come situazioni persecutorie nei confronti delle confessioni siano in atto anche in altri stati non dobbiamo spostarci di molto sulla cartina geografica ci spostiamo sul Kazakistan “sta perseguitando senza ritegno diverse confessioni cristiane” commenta il Coordinatore dell’Ufficio pubbliche relazioni JW e in effetti quello che sta succedendo in Kazakistan assomiglia molto alla situazione russa.

“I metodi sono sempre gli stessi” spiega Di Clemente “certi individui, fingendosi interessati a una certa confessione religiosa, chiedono di incontrarsi con alcuni membri di tale confessione; di nascosto, però, registrano le conversazioni e le trasmettono alle autorità. Sulla base di quelle che sono pacifiche conversazioni religiose, le autorità accusano i membri della confessione di incitare alla discordia religiosa e di promuovere la superiorità religiosa”.

Di recente fa sapere Di Clemente le autorità hanno preso di mira anche i Testimoni di Geova, confessione presente in tutto il mondo e universalmente riconosciuta come pacifica. “Due testimoni di Geova –racconta–sono stati messi sotto custodia cautelare per 60 giorni e, se saranno ritenuti colpevoli di incitamento alla discordia religiosa, rischiano fino a 10 anni di carcere! Intanto il loro primo appello è stato respinto. Uno di loro ha 61 anni, tre figli e gravi problemi di salute”.

Il Kazakistan continuerà a perseguitare i cristiani? O continuerà a violare i diritti umani?
Il 9 agosto 2016 il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite si è detto “preoccupato per le restrizioni ingiustificate imposte all’esercizio della libertà religiosa” nonché alla “libertà di opinione e di espressione”.

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