venerdì , 29 Marzo 2024

Da Democratici e Popolari per l’Abruzzo perplessità per la fusione tra Pescara, Montesilvano e Spoltore

Le  prossime elezioni amministrative di Pescara e Montesilvano vedranno inevitabilemnte al centro del dibattito e delle scelte future il problema relativo alla fusione tra Pescara, Spoltore e Montesilvano. Va ribadito che siamo di fronte ad una scelta sbagliata, frutto di un Referendum drogato. I Referendum sono espressioni di contingenze e spetta alla Politica trovare le giuste risposte e mediazioni. Sostenere “sic et simpliciter” che si applica l’esito di un Referendum è la resa della Classe politica incapace di determinare scelte nell’interesse, in questo caso, dell’intera collettività regionale.

 

Sta accadendo addirittura in Inghilterra che la Brexit venga rimessa in discussione, anche se la scelta è scaturita da un Referendum, sicuramente molto più importante di quello di casa nostra, che è passato troppo sotto silenzio a causa delle concomitanti elezioni amministrative (in cui furono coinvolti Pescara e Montesilvano) e delle elezioni regionali ed europee, e pertanto svolto in una condizione di marginalità di interesse.

 

Il movimento “Democratici e Popolari per l’Abruzzo” ribadisce la perplessità per questo processo, sottolineando i motivi della propria contrarietà:

 

1 – La fusione determinerebbe la scomparsa di due dei tre consigli comunali. Questo viene considerato un grande obbiettivo perché così si risparmierebbero risorse col taglio delle indennità e dei gettoni per assessori e consiglieri. Non può essere preso in considerazione questo fattore. E’ grave per un Paese che si ritiene ancora democratico. Questo appartiene alla demagogia populista e popolana, centralista e falsamente democratica, anche se c’è il tentativo, per addolcire la nascita della cosiddetta “grande Pescara”, di riequilibrare questo scompenso democratico con lì

‘introduzione dei  “Municipi”.

 

(Ormai, nel nostro Paese, con l’alibi dei “tagli ai costi della politica” si passa sopra ogni cosa. C’è la demagogica richiesta di tagliare all’infinito i costi e le istituzioni esistenti da centinaia di anni. Da quasi mille anni i tre Comuni hanno avuto le loro autonome espressioni amministrative, prima con le Università, poi con i Decurionati, ed infine con i Comuni. E i Comuni sono identità quasi sacre, come diceva Alexis de Tocqueville, studioso francese della prima metà dell’Ottocento quando affermava «…Mentre i regni e le repubbliche sono opera umana, sembra che il Comune esca dalle mani di Dio…».

Ribadiamo l’ASSOLUTA IMPORTANZA DI GARANTIRE LA PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA.

Addirittura auspichiamo il ripristino dei Consigli di Circoscrizioni, demagogicamente tagliati dal Governo Renzi per i Comuni tra i 100.000 e i 250.000 abitanti, sempre per garantire i tagli ai costi della Politica.

Noi vogliamo il taglio dei Costi e non della partecipazione democratica.

I Consigli di Circoscrizioni non dovranno prevedere costi di gettoni e indennità varie.

Ci siamo attivati per modifiche Parlamentari a questa normativa. Quindi, ribadiamo l’assoluta contrarietà alla Fusione dei tre consigli Comunali, perché va innanzitutto garantita la Partecipazione Democratica, tagliando i costi e non la Partecipazione).

 

2 – Qualcuno continua impropriamente ad affermare che anche Pescara e Castellamare nel gennaio del 1927 divennero un unico Comune con una fusione. SBAGLIATO. I due Comuni si riunificarono dopo che nel 1806 si erano separati, ma per tanti secoli avevano costituito un’unica Entità amministrativa: l’Università di Pescara. Ma addirittura anche Spoltore nel 1928 fu annessa a Pescara perché una città più grande, dopo aver inglobato Castellamare, serviva ai gerarchi fascisti di Pescara. Ma con il ritorno alla Civiltà Democratica si decise che Spoltore dovesse tornare ad essere Comune autonomo come lo era stato per Secoli.

 

3 –Costituire oggi un Comune di 200.000 abitanti non serve ASSOLUTAMENTE a nulla. Infatti, non si rientra nel novero dei Comuni superiori ai 250.000 abitanti, per cui ci potrebbero essere dei vantaggi economici e normativi.

Questa è una risposta sbagliata a problemi reali, come ad esempio la gestione del territorio dell’Abruzzo costiero. Ma per fare questo occorre ripartire dall’Area Metropolitana Chieti-Pescara

 

(Al di là del dato identitario da salvaguardare, come è accaduto nella fase finale della

precedente legislatura con un voto unanime del Parlamento teso alla salvaguardia dei piccoli Comuni, al di là del dato antropologico, del dato socio-economico e delle stratificazioni consolidate, il problema di fondo è che questa parte di territorio necessita di una razionalizzazione. La fusione è la risposta impropria ad un problema reale. C’è l’esigenza di armonizzare un’Area Metropolitana di ben più vaste dimensioni. Nel passato, addirittura, alla fine degli anni’80, ci sono stati tanti tentativi di arrivare alla pianificazione dell’Area Metropolitana Chieti-Pescara, ma le classi politiche recenti non sono state in grado di condurre in porto questo processo iniziato nella prima Repubblica. Pertanto, oggi, arriva questa risposta: la fusione di tre città. Occorre altro.

Questa parte dell’Abruzzo doveva avere, da decenni, una risposta di armonizzazione e di razionalizzazione del territorio e dei servizi. Occorre, pertanto, riavviare la riflessione sull’Area Metropolitana, che deve andare da Pineto a Ortona comprese. Un’Area Metropolitana funziona se ha al proprio interno infrastrutture di livello superiore e qui ci sono la Stazione di Pescara, l’Aeroporto, il Porto di Ortona, l’Interporto, gli snodi autostradali e un forte bacino industriale, e poi, ci sono tanti spazi da pianificare in modo da garantire infrastrutture al servizio di tutta l’Area, evitando doppioni e sprechi. Ecco, questa è la prima forte e seria risposta ai bisogni del territorio).

 

4 – Altro problema che si cerca di affrontare con questa fusione è l’armonizzazione e la razionalizzazione della gestione dei servizi. Perfetto. Questo sta già accadendo e quindi non occorre la fusione delle Amministrazioni per gestire in modo unificato i Rifiuti o costituire lo sportello unico per i Progetti Europei (come è recentemente accaduto) o armonizzare altri settori, come la Polizia Municipale, i settori tecnici, le politiche sociali, ecc … ecc …

Quindi, ben vengano i servizi gestiti in modo unificato, risparmiando risorse, ma lasciamo stare i confini.

 

5 – Con questa fusione non stiamo andando avanti, ma stiamo tornando indietro e di molto. Recentemente lo scrittore-saggista Enzo Verrengia ha scritto che:

“Le normative urbane di Washington DC prevedono che la Capitale degli Stati Uniti non debba superare un certo numero di chilometri quadrati per non diventare troppo estesa. In tutti gli altri stati dell’Unione, le capitali sono piccoli centri a misura d’uomo. Nella media, la classe alta americana, i medici, i professionisti, adorano vivere nelle cittadine natali specie del Middle West, della Corn Belt e delle coste assolate. Isaac Asimov, che non era certo un reazionario, avvertiva fin dagli anni ’90 che le metropoli attraevano soprattutto i clandestini provenienti dal Messico, gli hispanici e gli afroamericani. Cioè le fasce disagiate. Ora l’Italia, una lunga provincia allungata nel Mediterraneo, poteva restare splendida con le sue cittadine. Finanche a Roma, negli anni ’50, ci si conosceva tutti. Qui, però, ha sbagliato la vecchia classe politica, che ha permesso la devastazione cementizia (cfr. “Le mani sulla città”, di Francesco Rosi). Oggi si dovrebbero smembrare tutte le metropoli in piccole città”.

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