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Manifestazione a Teramo di Rifondazione Comunista per il lavoro contro lo sblocco dei licenziamenti deciso dal Governo

Teramo – Nella mattinata di sabato 29 maggio 2021, il Circolo di Teramo del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, ha organizzato un presidio – conferenza stampa in Largo San Matteo a Teramo, davanti alla Prefettura e in concomitanza con il mercato settimanale, per parlare di lavoro in difesa dell’occupazione e dei salari, contro lo sblocco dei licenziamenti deciso dal governo Draghi. I militanti di Rifondazione, con il Segretario cittadino Mirko De Berardinis, hanno allestito uno striscione con su scritto: “No Recovery per i profitti. Prima il lavoro, il pubblico, le persone”.

“Siamo scesi in piazza – ha dichiarato il Segretario De Berardinis – per protestare contro il governo Draghi che ha deciso lo sblocco dei licenziamenti a partire dal prossimo 1° luglio. Secondo le stime di Bankitalia questo provvedimento porterà ad un taglio iniziale di 600mila posti di lavoro, che potrebbero arrivare nel corso dell’anno anche ad 1 milione. Siamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori che rischiano licenziamenti di massa e sosteniamo i sindacati che si stanno mobilitando in tutto il Paese, ipotizzando anche uno sciopero generale contro questo scempio. E’ un atto scellerato pensare di far ripartire il Paese mandando a casa le persone. Gli effetti economici e sociali della pandemia sono drammatici e dureranno ancora. Critichiamo fortemente questo governo sostenuto da Lega, Forza Italia, M5S e PD per la macelleria sociale che provocheranno nei prossimi mesi, grazie a questi licenziamenti ordinati dai padroni di Confindustria”.

Rifondazione Comunista dice no alle politiche neoliberiste del governo Draghi. «La lezione drammatica del covid non è servita a nulla: si continuano a regalare fiumi di miliardi alle imprese per elevare la competitività, ad esclusivo sostegno dei profitti, affidando il destino del paese alle logiche del mercato. La disoccupazione reale in Italia si attesta oltre il 25%, è in forte aumento il numero di occupati con salari sotto la soglia di povertà, la precarietà è sempre più diffusa come pure il lavoro discontinuo, quello irregolare e il part time obbligato che condannano soprattutto i giovani e le donne a una condizione esistenziale di totale incertezza sul proprio futuro. Il pubblico è stato impoverito drasticamente nelle strutture e nelle risorse umane: mancano 1 milione di dipendenti pubblici rispetto alla media europea. I continui tagli alle protezioni sociali hanno ridotto in povertà milioni di persone: pensionati senza una pensione dignitosa, crescita delle marginalità sociali dove albergano gli ultimi degli ultimi. A ciò si aggiunge una moltitudine di “normali” che nella crisi sono rimasti senza reddito. Nel Recovery plan del governo Draghi non c’è nulla contro la precarietà, nessun sostegno ai salari e alla disoccupazione, manca totalmente una riforma fiscale progressiva che garantisca le entrate indispensabili per garantire protezioni sociali, redditi dignitosi, l’universalità dei diritti, la cura delle persone e dell’ambiente, come previsto dalla Costituzione».

Sostegno e solidarieta’ alla Palestina e al Popolo colombiano

Rifondazione Comunista è scesa in piazza esponendo le bandiere della Palestina e della Colombia per esprimere sostegno e solidarietà ai due popoli. Nei giorni scorsi ci sono stati pesanti bombardamenti Israeliani su Gaza. Sono morti 230 palestinesi, tra cui donne, bambini e anziani. I raid aerei hanno distrutto scuole, edifici pubblici e privati.

«Siamo al fianco del popolo palestinese e chiediamo che ci sia il pieno riconoscimento dello Stato di Palestina. Basta con l’apartheid di Israele. Due Stati per due popoli, come sancito dall’ONU. Denunciamo con forza anche la grave situazione in atto in Colombia, completamente oscurata dai grandi media nazionali. Da settimane sono in corso in Colombia grandi manifestazioni popolari e proteste sociali contro la riforma fiscale voluta dal governo. Le autorità hanno risposto con la repressione e la violenza: sono morte 40 persone, più di 1000 gli arresti arbitrari e 400 cittadini sono spariti nel nulla. Chiediamo al governo Italiano e all’Unione Europea di non voltare la faccia dall’altra parte, ma di intervenire sul governo Colombiano per fermare queste gravissime violazioni dei diritti umani.»

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