venerdì , 26 Aprile 2024

Pizzaiolo di Bucchianico campione nazionale di pizza per la terza volta

La pizza che

ha regalato il successo al giovane pizzaiolo abruzzese in terra romagnola

si chiama “Gran Sasso” ed è composta da tartufo, funghi porcini,

pomodorini pachino, mozzarella di bufala, dop e basilico. I precedenti

due successi erano arrivati a Pisa e Roma, inoltre Andrea Trovarello

ha conquistato diversi secondi e terzi posti sia a livello nazionale che

internazionale.

“Sicuramente il traguardo l’ho raggiunto con tanto impegno, amore e con

tanta passione per il lavoro che svolgo – ha spiegato Andrea Trovarello –

per fare bene un lavoro, oltre che dei buoni ingredienti ci vuole anche

tanto amore, passione e fantasia.
Senza questi tre ingredienti qualsiasi

lavoro si svolge non esce al meglio. Con questi tre elementi si possono

ottenere delle soddisfazioni come quelle che ho ottenuto io a Rimi, Roma

e Pisa. Questo è un settore che sicuramente non lascia a stomaco vuoto.

Le passioni si coltivano e all’età di 18-19 anni un ragazzo sa che cosa gli

può piacere conoscendo nuovi mestieri.
Io ero patito dell’informatica e a

15 anni mi sono trovato a cuocere le mie prime pizze, quindi ho cambiato

completamente campo di interesse e sono passato dall’informatica alla

preparazione delle prime pizze e non ho smesso più.
Andavo a scuola e

facevo questo lavoro anche gratis, lavoro che oggi mi sta permettendo di

diventare qualcuno. Sicuramente è un lavoro che è sacrificato perché un

pizzaiolo che fa vari tipi di pizza (senza glutine, ecc.) è impegna tante ore

al giorno perché ogni pizza ha un diverso tipo di impasto.
Io

personalmente sono impegnato nell’impastare anche 16 ore al giorno. La

pizza rappresenta un po’ il nostro Paese essendo tra le nostre specialità, è

un nostro biglietto da visita, è un cibo povero perché la storia ci insegna

che il napoletano nel 1800 non sapeva cosa mangiare e con un pugno di

farina e un po’ d’acqua produceva le pizze che all’inizio erano povere,

solo con il pomodoro o con l’olio e pian piano ha avuto questa evoluzione

che ha portato risalto alla nostra amata nazione e ogni volta che qualcuno

sente l’odore o ascolta la parola ‘pizza’ si scalda e non vede l’ora di

assaggiarla e divorarla in tutti i modi.
È un lavoro che richiede molti

ingredienti che noi abbiamo in Abruzzo, in Toscana o in qualunque altro

posto. L’importante è saperli valorizzare e mettere insieme.
Come

abbiamo prodotti acidi e grassi messi insieme si annullano, come la

margherita che ha un acido nel pomodoro e un grasso nella mozzarella

che rende la pizza perfetta. La capacità del pizzaiolo è quella di far

mangiare la pizza non solo con le mani e con la bocca ma anche con gli

occhi, quindi bisogna saper presentare la pizza in modo che sia bella da

vedere e buona da gustare”.

Francesco Rapino

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