venerdì , 26 Aprile 2024

Inchiesta Piano d’Orta, Val Pescara martoriata dall’inquinamento industriale

Sono sei gli indagati nell’ambito dell’inchiesta aperta sulla mancata bonifica di Piano D’Orta,nel sito d’interesse nazionale di Bussi. La S.O.A. a maggio 2017 scoprì che una parte del sito industriale abbandonato era fuori dal perimetro del Sito Nazionale di Bonifica.

L’inchiesta della Procura di Pescara e dei Carabinieri-Forestali illumina una triste vicenda della val Pescara, martoriata dall’inquinamento industriale” così Augusto De Sanctis, per la Stazione Ornitologica Abruzzese, l’associazione che a maggio 2017 aveva “scoperto” che una parte consistente della vecchia area industriale della ex Montecatini di Bolognano era rimasta inopinatamente fuori dal perimetro del Sito Nazionale di Bonifica individuato dal Ministero dell’Ambiente nel 2008.

Le ceneri di pirite, scorie industriali, poi classificate dall’ARTA a luglio 2017 dopo la segnalazione della SOA come “rifiuti speciali pericolosi” affioravano nel cosiddetto “comparto Z”, praticamente in mezzo alle case e le strade.

Il Ministero dell’Ambiente con la dirigente Laura D’Aprile scrisse subito agli enti per chiedere lumi sulla vicenda. Attualmente è nella fase finale l’iter di inclusione di quest’area nel Sito nazionale di Bonifica. A febbraio 2018 la Provincia ha emanato l’ordinanza in cui si individua in Edison il responsabile della contaminazione, riconoscendo il ruolo della SOA nell’aver fatto (ri)emergere la vicenda. Poco dopo sono partiti alcuni lavori di messa in sicurezza di emergenza.

Dopo la dettagliata lettera di maggio 2017, la SOA attivò anche una serie di accessi agli atti. Il Comune di Bolognano si oppose pervicacemente con tanto di avvocati ma l’associazione vinse il ricorso al Difensore Civico regionale.

Dall’accesso è emerso che:

1)già nelle analisi del 2008/2009 il Comparto Z era risultato pesantemente contaminato sia nei terreni (da piombo, zinco, arsenico, idrocarburi; addirittura fino a 13 metri di profondità), sia nell’acqua di falda (arsenico e piombo);

2)nel 2014 il comune di Bolognano aveva svolto la cosiddetta Analisi di Rischio che aveva evidenziato la presenza di rischio attuale per l’esposizione ai contaminanti. Purtroppo a tale documento non erano seguiti adeguati provvedimenti.

Quanto accaduto è particolarmente grave “ hanno commentato i rappresentanti della  Stazione Ornitologica Abruzzese “in quanto il sito è letteralmente in mezzo alle case e alle strade della frazione di Piano d’Orta. Anzi, alcune abitazioni sono state costruite letteralmente sui terreni che ospitavano i vecchi impianti. La falda contaminata si muove verso il fiume Orta trascinando con sé l’arsenico. Insomma quello che è accaduto e che oggi è oggetto dell’inchiesta segnala i ritardi, l’inerzia e, spiace dirlo, anche il silenzio di troppi su una situazione incredibile che era sotto gli occhi di tutti. La nostra associazione ha dovuto superare un muro di gomma che era stato alzato davanti a questa situazione. Addirittura in questi mesi ci sono stati tentativi, fortunatamente sventati, di non farci partecipare alle riunioni e ai sopralluoghi. In diversi enti pubblici abbiamo però riscontrato, dopo le nostre sollecitazioni, una reazione. Segno che se vi è la volontà e la trasparenza anche situazioni così degradate si possono cambiare. Ora bisogna ottenere la bonifica“.

i risultati della caratterizzazione 2008/2009 del comparto Z con i numerosi superamenti dei limiti dei terreni

 

 

MARCOZZI (M5S) : FARE CHIAREZZA AL PIU’ PRESTO SULLA MANCATA MESSA IN SICUREZZA

Apprendiamo la notizia di sei indagati relativamente all’inchiesta aperta su Piano D’Orta. Nel Luglio del 2017 avevo presentato un esposto, il terzo della serie sul SIN di Bussi, per denunciare le criticità dell’area dell’insediamento industriale in località Piano D’Orta, nel Comune di Bolognano, dove insisteva fino agli anni ’60 lo stabilimento della Montecatini.

 

LE PRINCIPALI CONTESTAZIONI CONTENUTE NELL’ESPOSTO DEPOSITATO L’ANNO SCORSO

1. I ritardi sulla caratterizzazione e Messa In Sicurezza di Emergenza.

A distanza di 10 anni e dopo numerose riunioni tecniche e Conferenze dei Servizi tenutesi fra l’Abruzzo e Roma, non si è stati in grado di mettere in sicurezza l’area. Eloquente l’estratto del verbale di una conferenza dei Servizi nella quale il Ministero chiede al “Soggetto Attuatore”, il Comune di Bolognano, di avviare una copertura, anche provvisoria, del corpo dei rifiuti.

“In dieci anni pare non siano stati in grado di apporre sull’area neanche un telo resistente per evitare il dilavamento dei rifiuti da acque piovane”.

2. La tardiva diffida al responsabile dell’inquinamento.

Come accaduto per Bussi, gli Enti preposti al controllo arrivano tardi. Infatti solo in data 22 Maggio 2015, a distanza di 8 anni dalla scoperta, come si evince dai documenti, arriva la diffida alla bonifica della Provincia al soggetto responsabile dell’inquinamento, Edison S.p.A. Ritardi che pesano come un macigno rispetto all’eventuale contenzioso che certamente sarà in divenire, gravando anche sulle casse delle Pubbliche Amministrazioni che hanno, a tutt’oggi, dovuto anticipare ingenti somme per la realizzazione del Piano di Caratterizzazione.

3. La tardiva diffida al proprietario delle aree.

Anche in questo caso la Conferenza dei Servizi impiega anni per mettere in atto la diffida alla Messa In Sicurezza d’Emergenza nei confronti del proprietario delle aree. Messa in sicurezza a tutt’oggi inattuata.

4. Il buio e il vuoto sulle aree extra SIN.

Nel resoconto della Conferenza dei Servizi del Febbraio 2015, il Comune di Bolognano deposita a integrazione del Piano di Caratterizzazione, su richiesta del MATTM, un “rapporto dei risultati di analisi di rischio relativi alle aree esterne e limitrofe del SIN”.

“Di tale rapporto non conosciamo il contenuto ne’ nella conferenza dei servizi vi si fa alcun accenno. La aree extra SIN potrebbero essere immacolate oppure potrebbero avervi riscontrato inquinamento e contaminazione. A distanza dio 10 anni non è dato saperlo” .

“Mi auguro che la magistratura faccia chiarezza” commenta Sara Marcozzi, consigliere regionale e candidato Presidente per la Regione Abruzzo del M5S “a 10 anni dalla scoperta di quella che fu definita la più grande discarica abusiva di rifiuti tossici d’Europa è inaccettabile constatare che l’inquinamento sia ancora tutto li! L’inerzia che per 10 anni ha caratterizzato la pubblica amministrazione deve avere dei responsabili, Ministero, Regione, Provincia o Sindaci. Noi chiediamo di accertare queste responsabilità e crediamo di aver fornito agli inquirenti, tutti gli elementi necessari per farlo. L’Abruzzo chiede giustizia e noi saremo sempre in prima linea per tutelare la nostra terra”.

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