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La resistenza senz’armi degli Internati Militari Italiani nei lager nazisti

Pescara, 20 marzo 2019 – Incontro con la storia alla Biblioteca Falcone e Borsellino  inVia del Milite Ignoto, 22, il 22 marzo si parlerà degli Internati Militari Italiani (IMI), ossia i soldati italiani che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 furono catturati in massa dai tedeschi e deportati nei Lager in Germania.

L’evento in programma dalle ore 17 vuole far conoscere al pubblico una drammatica pagina di storia del nostro Paese a lungo ignorata.

Il Dott. Aldo d’Ormea presenterà un documentario in DVD, da lui realizzato, sulla vicenda di suo padre Ugo d’Ormea Internato Militare Italiano catturato a Rodi nel 1943 e deportato nei lager prima in Polonia vicino a Varsavia poi in Germania. Una prigionia durata 18 mesi fino alla liberazione ad opera degli inglesi.

Nel corso dell’incontro alcuni studenti leggeranno le lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana, tratte dal testo edito dalla Casa Editrice Einaudi.

Gli Internati Militari Italiani (IMI), così chiamati dai tedeschi che non vollero considerarli prigionieri di guerra veri e propri, furono i soldati dell’esercito regio che, dopo l’8 settembre 1943, disorganizzati e privi di ordini per la fuga del re Vittorio Emanuele, di Badoglio e dello Stato Maggiore, vennero catturati in massa dai tedeschi, gettati nei treni piombati e deportati nei Lager in Germania, dove stettero reclusi fino alla liberazione, nell’aprile 1945. Nei campi di prigionia come Wietzendorf, Fallingbostel e Sandbostel.scrissero una luminosa pagina della Resistenza, che per loro fu la “Resistenza senz’armi”, ovvero “l’altra Resistenza”.

Il loro NO ai fascisti e ai nazisti fu una grande vittoria morale, un gesto di alto valore etico che aiutò il Paese a ritrovare la strada della libertà e della democrazia. Basti ricordare le cifre degli IMI. Degli 810.000 soldati italiani catturati dai tedeschi, dopo l’8 settembre, e deportati in Germania, 160.000 circa optarono per la RSI o si arruolarono nelle SS italiane o si impiegarono nella Organizzazione Todt (che reclutava operai per adibirli a lavori di ogni genere in Germania) o collaborarono in vario modo con il Reich. Gli altri 650.000 preferirono restare come IMI nei campi. Di questi ne morirono dai 30.000 ai 50.000.

Fernando Tammaro docente universitario parlerà dell’amara esperienza di Nicola Di Roberto, sottotenente, nato a Popoli il 27.6.1886, morto in campo di prigionia a Wietzendorf il 4.9.1944 per aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò. Faceva il pittore a Milano ed ha lasciato alcune tele nella chiesa di Popoli. Durante la prigionia conobbe vari internati tra cui Giovannino Guareschi ed Alessandro Natta, che testimoniarono del suo coraggio e del suo antifascismo durante la prigionia.

 

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