domenica , 28 Aprile 2024

Edoardo (Edward) Corsi, l’Abruzzese custode di Ellis Island

Il libro riesce ad essere al tempo stesso la storia travagliata di una prodigiosa carriera e quindi di uno straordinario riscatto sociale, insieme ad una testimonianza orgogliosa delle proprie origini italiane e, abruzzesi in particolare, con un omaggio riconoscente al padre e una prova del servizio reso agli Stati Uniti, suo paese di adozione, soprattutto nel processo di umanizzazione e riorganizzazione, anche logistica, dell’accoglienza degli emigrati. La Guardia lo nominò direttore dell’Home Relief Fund (Fondo per l’assistenza domestica) di New Yorke. Nel 1950 si candidò a sindaco di New York ma gli venne preferito un altro italo-americano, Vincent Impellitteri. Ma Corsi era soprattutto un grande manager del sociale. Seguirono altri incarichi nel corso del tempo, ai massimi livelli, sempre riguardanti l’emigrazione e il welfare.

Edward Corsi morì il 13 dicembre 1965, a seguito di un incidente stradale. Il fondo contenente lettere e documentazioni varie a lui appartenute è stato lasciato all’Università di Syracuse, nello stato di New York. Forse un ultimo pensiero all’Italia. 

Viene da pensare a quanto scrisse John Fante in una lettera diretta al figlio Dan, quando annotò: “Mi dicono che gli abruzzesi sono gente molto per bene”, alludendo alla reputazione degli abruzzesi che personaggi come Edward Corsi, come e più di altri, hanno certamente contribuito ad alimentare negli anni passati. Corsi fa parte della grande storia dell’emigrazione americana, italiana e quindi anche di quella abruzzese. Una storia, quest’ultima, che resta ancora tutta da scrivere. 

I 130 anni di Ellis Island  

Nel 1892 l’isolotto posto alla foce del fiume Hudson nella baia di New York viene trasformato in  “stazione” porta di ingresso per gli immigrati diretti negli Stati Uniti. Era l’isola delle speranze, ma anche delle lacrime, dove gli immigrati venivano identificati e sottoposti a umilianti controlli e visite mediche, prima di approdare al suolo americano. La loro permanenza poteva protrarsi per giorni e settimane in squallidi saloni. C’era chi veniva costretto a rientrare nei paesi di provenienza. Una circostanza dolorosa che senza alcuna pietà poteva separare anche i nuclei familiari. Nel 1954 Ellis Island venne chiusa. Venti milioni di emigranti, provenienti da una cinquantina di paesi del mondo, erano fino ad allora transitati per l’isola verso il sogno americano.  Quei luoghi, a partire dal 1990, sono stati trasformati nell’Ellis Island Museum of Immigration, che vanta 65milioni di nominativi di immigrati, il museo simbolo dell’emigrazione nel mondo.  A poca distanza si trova Liberty Island, dove si erge ben visibile la Statua della Libertà.  

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